Sul tipo di velivolo deciderà in seconda battuta il Consiglio federale. Una valutazione sugli aviogetti dovrebbe essere disponibile nella seconda metà del 2020. Un eventuale referendum è previsto per il 27 settembre dell'anno prossimo.
Al più tardi all'inizio del 2021, il Consiglio federale deciderà quale aereo acquistare. A partire dal 2025, i primi modelli dovrebbero sfrecciare nei cieli svizzeri ed entro il 2030 la flotta dovrebbe essere al completo. Gli F/A-18 e i Tiger verrebbero smantellati gradualmente.
Il dibattito odierno si è sviluppato lungo le tradizionali linee di frattura destra-sinistra, con una differenza importante soprattutto in seno al campo rosso-verde.
Mentre gli ecologisti hanno difeso la non entrata nel merito, giudicando inutile l'acquisto di nuovi jet da combattimento, il gruppo socialista ha votato l'entrata in materia, ma auspicato il rinvio del dossier al Consiglio federale affinché quest'ultimo presenti un piano di difesa aerea completo che includa l'acquisto di jet "leggeri" (vedi il caccia prodotto dall'azienda italiana Leonardo), con annesso sistema missilistico terra-aria e un nuovo sistema radar per 4 miliardi.
Sia la non entrata nel merito che il rinvio sono stati respinti dalla maggioranza del plenum (rispettivamente per 149 voti a 35 e 122 voti a 68), che ha giudicato indispensabile l'acquisto di nuovi jet al posto dei vetusti Tiger e degli F/A-18, quest'ultimi ormai entrati in una parabola discendente. Per la maggioranza, la Svizzera neutrale e indipendente ha bisogno di un'aviazione militare credibile e efficace per la protezione del proprio spazio aereo e, in ultima analisi, per garantire la sicurezza della popolazione e delle sue infrastrutture.
No assegni in bianco
Nel suo intervento, a nome dei Verdi Balthasar Glättli (ZH) ha criticato la procedura scelta dal Governo di concedere al popolo di esprimersi sul credito, ma non sul modello di aereo, solo per evitare un "no" popolare come occorso con i Gripen nel 2014. "Oggi il plenum - ha dichiarato - sta per concedere all'esecutivo un assegno in bianco per un'operazione da 24 miliardi", ossia la somma prevista per dei nuovi jet cui si aggiungeranno i costi di manutenzione e armamento.
A suo avviso, l'acquisto di un determinato modello non è una questione meramente tecnica, bensì altamente politica visto che tra i modelli in lizza non figurano caccia russi né cinesi". Insomma, restringendo la scelta a modelli prodotti in Europa o negli Stati Uniti, la Svizzera fa una scelta strategica precisa. Per Glättli, i veri rischi per la Svizzera sono dovuti ai cambiamenti climatici, ai ciberattacchi. Per compiti di polizia dell'aria i mezzi attuali bastano e avanzano.
Altri oratori ecologisti hanno messo in dubbio l'utilità militare di nuovi caccia, quando si sa che siamo circondati da Stati amici cui non verrebbe in mente di attaccarci. E se un giorno ciò dovesse accadere, gli unici a poterlo fare sarebbero cinesi e russi, contro i quali non potremmo fare nulla, visto che a quel punto la Nato avrebbe già capitolato.
No ad aerei di lusso
A nome dei socialisti, Priska Seiler-Graf (ZH) ha giudicato la somma prevista dal governo eccessiva, un lusso, per compiti che potrebbero essere affidati a velivoli meno cari, come il caccia prodotto dall'azienda italiana Leonardo, tanto più che siamo protetti dallo scudo della Nato. Una somma simile andrebbe impiegata per ridurre i premi malattia, oppure per l'aiuto allo sviluppo.
Pur non mettendo in dubbio la necessità di proteggere lo spazio aereo, tanto che il gruppo socialista ha votato l'entrata nel merito, Priska-Seiler ha difeso la proposta di rinvio al Consiglio federale del dossier per l'acquisto di caccia "leggeri" cui affiancare gli F/A-18, di un sistema di difesa missilistico e di un sistema radar, il tutto per quattro miliardi di franchi.
Per un'aviazione credibile
Un invito che ha lasciato freddi gli altri gruppi parlamentari, sostenuti dalla consigliera federale Viola Amherd. UDC, PLR, Verdi liberali e il Gruppo del centro (PPD-PBD-EVP) hanno sottolineato l'importanza di rinnovare la flotta di caccia svizzeri per garantire la sicurezza e la stabilità del Paese.
Per la maggioranza del plenum, la somma proposta dalla sinistra di quattro miliardi è insufficiente per garantire una difesa aerea globale. Quanto all'alternativa del caccia "leggero", il modello preso in considerazione è carente in materia di velocità e armamento, quindi inadatto per garantire una protezione efficiente dello spazio aereo.
A nome della commissione Rocco Cattaneo (PLR/TI) non ha messo in dubbio l'importanza della somma richiesta, ma "si tratta di un investimento a lungo termine" perché i nuovi caccia dovranno rimanere in servizio per almeno 30 anni. Quanto alla maggiore cooperazione con l'estero, il Ticinese - imitato dalla ministra della difesa - ha sottolineato che uno Stato neutrale che voglia preservare la propria indipendenza ha bisogno di un'aviazione moderna.
Per l'UDC, le richieste sia dei Verdi che dei socialisti non sono altro che manovre dilatorie che indeboliscono l'esercito, il cui fine ultimo è l'abolizione pura e semplice dell'esercito.
Affari compensazione, 60%
Dopo aver seguito le raccomandazioni della commissione sul principio dell'acquisto e sul credito massimo, il plenum ha fatto altrettanto per quanto riguarda gli affari di compensazione.
Nel settembre scorso, il Consiglio degli Stati aveva stabilito che le imprese estere avrebbero dovuto compensare il 100% del valore contrattuale mediante l'assegnazione di mandati in Svizzera (affari offset), di cui il 20% con affari offset diretti e il 40% con affari offset indiretti nel settore della base tecnologica e industriale rilevante in materia di sicurezza. A ciò si aggiunge un altro 40% di compensazione indiretta in tutta una serie di settori che vanno dall'industria delle macchine, a quella ottica e orologiera, per passare dalla chimica. Inoltre, tutte le principali regioni del Paese avrebbero dovuto beneficiare, nella misura del possibile, degli affari di compensazione: il 65% per la Svizzera tedesca, il 30% per quella francese e il 5% per la Svizzera italiana.
La maggioranza del Nazionale si è pronunciato a favore di una ripartizione regionale equa di simili affari, ma ha abbassato la compensazione al 60%. In aula, Rocco Cattaneo e Olivier Feller (PLR/VD) hanno tuttavia spezzato una lancia affinché tale percentuale venga portata all'80%.
Benché una percentuale elevata faccia rincarare la fattura finale, a detta del deputato Ticinese e di quello Vodese si tratta di adoperarsi affinché tutte le regioni del Paese possano veramente approfittare di questa operazione che contribuirà a mantenere posti di lavoro e a rimpinguare le casse statali grazie ai maggiori introiti fiscali.
Gli aerei candidati
Gli aerei candidati per sostituire i Tiger e gli F/A-18 sono quattro: l'Eurofighter della Airbus (Germania), l'F/A-18 Super Hornet della Boeing (Stati Uniti), il Rafale della Dassault (Francia) e l'F-35A della Lockheed Martin (Stati Uniti). Il Gripen E di Saab (Svezia) è invece rimasto fuori dalla corsa.
Poiché la decisione sul modello non è ancora stata presa, il prezzo esatto per aereo e quindi anche le dimensioni della flotta non sono chiare. Secondo le stime di un gruppo di esperti, il prezzo medio per caccia, compresi armamento, logistica, sistemi, aggiornamenti e altri costi, è di circa 200 milioni di franchi.
Con 6 miliardi di franchi dovrebbe quindi essere possibile acquistare 30 nuovi jet. Tenendo conto delle esigenze in fatto di manutenzione e formazione, ciò dovrebbe soddisfare lo scenario di riferimento: il Consiglio federale esige infatti che almeno quattro aerei siano sempre in volo per un periodo di quattro settimane.
L'acquisto di nuovi missili antiaerei è escluso dalla decisione di pianificazione. I due dossier avanzano in parallelo e hanno punti di contatto a livello militare e finanziario. Tuttavia, contrariamente ai piani originari dell'esecutivo, il nuovo sistema di difesa terra-aria (Bodluv) non sarà sottoposto a referendum.