La settimana scorsa, i "senatori" avevano abbandonato l'idea di una compensazione del 100% a favore dell'80%, una decisione pensata come gesto di distensione nei confronti della Camera del popolo.
Una posizione quest'ultima difesa oggi da una minoranza nel plenum rappresentata da esponenti del PLR e dell'UDC, che si sono appellati alla necessità di venire incontro soprattutto ai Cantoni romandi, secondo i quali il 60% non avrebbe assicurato un numero di commesse sufficiente alle industrie ubicate nei cantoni francofoni.
Secondo Jean-Luc Addor (UDC/VS), i costi supplementari verrebbero compensati da maggiori posti di lavoro ed entrate fiscali. A suo avviso, inoltre, vi sono anche ragioni tattiche per un incremento degli affari di compensazione: favorendo regioni come la Romandia e il Ticino sarà possibile anche convincere il popolo della bontà di questo dossier quando sarà chiamato a votare sul principio di acquistare i nuovi caccia da guerra.
"Ogni voto conta", ha dichiarato il democentrista facendo riferimento al "no" popolare del 2014 per l'acquisto dei Gripen, acquisto bocciato in massa proprio dalla Svizzera occidentale.
Il decreto federale (sottoposto a referendum facoltativo) prevede già, a prescindere dal livello degli affari di compensazione, che tutte le principali regioni del Paese dovranno beneficiare, nella misura del possibile, degli affari di compensazione: il 65% per la Svizzera tedesca, il 30% per quella francese e il 5% per la Svizzera italiana.
In aula, una maggioranza - seguendo le raccomandazioni della commissione preparatoria - ha deciso di rimanere al 60%. Per il gruppo del centro (PPD/EVP/PBD), il campo rosso-verde e i Verdi liberali, una compensazione superiore al 60% farebbe rincarare eccessivamente l'intero dossier dal costo globale di 15 miliardi di franchi: 6 per i caccia, 2 per il sistema di difesa antiaerea e 7 per l'esercito; tale somma verrà spesa tra il 2023 e il 2032.
La maggioranza, sostenuta dalla ministra delle difesa Viola Amherd, ha combattuto, con successo, la posizione di PLR e UDC che equivale a un sovvenzionamento ad innaffiatoio per l'industria e una fattura finale molto più salata. Non è onesto, hanno sostenuto alcuni oratori del campo rosso-vedere, sovvenzionare in questo modo le aziende. Ciò significa che l'argomento della sicurezza è solo un pretesto per fare affari.
Il dossier ritorna agli Stati.