A nulla sono valsi gli appelli della consigliera federale Viola Amherd, secondo cui il dossier riguarda soprattutto la sicurezza del Paese e della sua popolazione, e non questioni di politica economica o industriale.
La ministra della difesa ha ricordato, come ieri al Nazionale, che oltre ai 6 miliardi per i caccia, il suo dipartimento intende investire nella sicurezza altri 9 miliardi, due per il sistema di difesa terra-aria e sette per l'ammodernamento dell'esercito in generale, per il periodo 2023-2032. Per queste due voci di spesa, è prevista una compensazione del 100%.
Olivier Français (PLR/VD) ha rammentato il desiderio espresso dai Cantoni romandi di poter beneficiare della ricadute derivanti dalla commessa per gli aerei e di temere che con il 60% rimangano a bocca asciutta.
Viola Amherd ha replicato che nella Svizzera romanda sono ubicate aziende a sufficienza in grado di spuntare eventuali commesse e che il timore espresso dai Cantoni della Svizzera occidentale non ha ragion d'essere. Ciò vale anche per la Svizzera italiana che dovrebbe ottenere il 5% del valore della commessa (65% Svizzera tedesca e 30% Romandia).
Una minoranza, rappresentata in aula da Daniel Jositsch (PS/ZH), ha difeso la versione del Nazionale, rimproverando a coloro che vogliono l'80% di anteporre i propri interessi a quelli della sicurezza e di voler comprare il voto degli elettori in caso di referendum contro i jet (referendum già certo vista l'opposizione della sinistra all'acquisto dei nuovi caccia da guerra per una somma giudicata eccessiva, n.d.r).
Al voto, come ricordato, l'ha spuntata la versione dell'80% (23 voti a 16) difesa dalla commissione. Il dossier ritorna al Nazionale, che giovedì dovrà decidere. Non è escluso che si vada in conferenza di conciliazione, a meno che il Nazionale non ceda alla versione degli stati o proponga una soluzione di compromesso accettabile anche per i "senatori".