Per garantire il finanziamento dell'AVS fino al 2030 è necessario trovare 26 miliardi di franchi, ha affermato Erich Ettlin (Centro/OW) a nome della commissione. L'obvaldese ha ricordato come l'ultima riforma del Primo pilastro andata a buon fine risalga ormai al 1997.
Donne in pensione a 65 anni?
Il principio di trovare finanziamenti aggiuntivi per consolidare l'AVS, in particolare il previsto aumento dell'IVA, non è stato contestato. Grosse divergenze sono però emerge già a livello di dibattito di entrata in materia in merito all'aumento a 65 anni dell'età pensionabile per le donne (misura che permetterà di sgravare l'AVS di 1,4 miliardi di franchi nel 2030).
La sinistra si è scagliata contro questa eventualità: le donne continuano a essere discriminate a livello salariale e le rendite continuano ad essere inferiori a quelle degli uomini, ha sottolineato Marina Carobbio (PS/TI). Insomma, la riforma prevede risparmi insostenibili sulle spalle delle donne. "Pensate veramente - ha detto la ticinese rivolgendosi ai colleghi borghesi - che una riforma così squilibrata potrà essere accettata dalla popolazione?".
L'età pensionabile a 64 anni per le donne non è scolpita nel marmo, ha affermato da parte sua Paul Rechsteiner (PS/SG). Per il sangallese se ne potrebbe discutere solo se ci fosse una compensazione adeguata, ciò che non è il caso attualmente.
"Le donne non sono discriminate nell'AVS", ha replicato Damian Müller (PLR/LU). In media, ha precisato, ricevono una rendita quattro anni più a lungo degli uomini. Con questa riforma, "nessuno avrà una pensione più bassa", ha aggiunto Pirmin Bischof (Centro/SO). Una donna che lavora fino a 65 anni, ha aggiunto, riceverà una rendita AVS di 102 franchi superiore.
Non si possono semplicemente accumulare debiti che peseranno sulle generazioni future, ha poi detto Hannes Germann (UDC/SH). L'età pensionabile a 65 anni è in realtà troppo bassa, ma è comunque "un passo pragmatico", ha aggiunto lo sciaffusano.
Hanno fatto discutere anche le misure compensatorie previste per addolcire la pillola. La commissione, ha affermato il portavoce Ettlin, propone che a beneficiare delle misure transitorie siano solo le donne che andranno in pensione nei sei anni successivi all'adozione della riforma, invece dei nove auspicati dall'esecutivo.
In questo modo i costi delle misure di compensazione scenderanno da 700 a 440 milioni di franchi nel 2030. Durante il dibattito particolareggiato, il plenum dovrà esprimersi su diverse minoranze che chiedono soluzioni più generose (e costose).
IVA: +0,7 punti
Altro elemento "faro" della riforma è l'aumento dell'IVA di 0,7 punti percentuali. L'introito verrà interamente attribuito al Fondo di compensazione AVS permettendogli così di raggiungere un grado di copertura sufficiente.
Negli auspici del governo, l'aumento deve avvenire in una sola tappa al momento dell'entrata in vigore della riforma. La commissione ritiene invece che l'IVA vada aumentata subito di 0,3 punti percentuali. Gli altri 0,4 punti scatterebbero solo nel caso in cui il Fondo di compensazione dell'AVS dovesse scendere al di sotto del 90% delle uscite annuali, ha spiegato Ettlin.
Ha diviso gli animi anche la proposta della commissione di innalzare il tetto per le rendite dei coniugi dal 150 al 155% della rendita massima. È una questione di giustizia: oggi le coppie sposate sono penalizzate rispetto ai concubini, ha sostenuto Peter Hegglin (Centro/ZG). L'obiettivo di AVS 21 è consolidare il Primo pilastro, non aggiungere nuove prestazioni, ha replicato Josef Dittli (PLR/UR).
Le discussioni sono ora state interrotte per lasciare tempo ai "senatori" di occuparsi, a livello di divergenze, della revisione urgente della legge Covid-19. La camera riprenderà il dossier AVS 21, con l'esame dettagliato, più tardi in serata. Da notare che la prima lettura della riforma sarà in ogni caso conclusa oggi: gli Stati tengono infatti una seduta "open-end", come ha ricordato il presidente della Camera dei cantoni Alex Kuprecht (UDC/SZ).