(ats) Primo "sì" alla revisione del Codice di procedura penale (CPP): oggi il Consiglio nazionale ha approvato con 139 voti contro 54 il progetto che prevede, tra le altre cose, l'introduzione della cosiddetta "giustizia riparativa". Respinta invece la proposta del governo di limitare il diritto di partecipazione degli imputati.

Il Cpp è stato armonizzato a livello nazionale nel 2011. Da allora, sono state sollevate critiche da parte degli esperti del settore e sono state presentate diverse proposte di riforma. Dissensi sono stati sollevati in merito al sovraccarico amministrativo imposto alla polizia, che rallenta le procedure. Per altri, ad essere problematico è il diritto dell'imputato di partecipare a tutti gli atti di assunzione delle prove.

"La procedura penale non è solo una questione che riguarda procuratori, giudici e avvocati, ma concerne ogni cittadino", ha affermato il relatore commissionale Baptiste Hurni (PS/NE) spiegando la necessità di intervenire. Si tratta di trovare un equilibrio tra ricerca della verità e tutela dei diritti fondamentali e costituzionali dei cittadini.

Per l'UDC, la revisione proposta dal Consiglio federale non raggiunge però l'equilibrio sperato. Le autorità di perseguimento penale devono avere i mezzi per arrestare e condannare gli autori di reati. Non è ammissibile che i criminali possano ritardare le procedure, ha sostenuto Pirmin Schwander (UDC/SZ). Per questo motivo i democentristi hanno chiesto il rinvio del dossier al Consiglio federale, proposta bocciata con 137 voti contro 53.

La maggioranza ha ritenuto necessario garantire che i diritti fondamentali vengano rispettati per tutti. È solo con questa precondizione che si possono chiedere sanzioni più severe, ha affermato Philipp Bregy (Centro/VS). Esiste la presunzione di innocenza, ha poi ricordato Marti Min Li (PS/ZH).

La regolamentazione del diritto di partecipazione è uno dei punti che hanno fatto maggiormente discutere. Questo consente agli imputati di assistere, per esempio, all'interrogatorio dei coimputati. Il problema, ha spiegato la ministra di giustizia e polizia Karin Keller-Suetter, è che essi possono cogliere l'occasione per adeguare la propria versione a queste dichiarazioni, nel tentativo magari di sminuire il proprio ruolo in una determinata vicenda. Per questo motivo, ha spiegato, il diritto di partecipare di un imputato va limitato finché questi non si sarà espresso in merito all'oggetto dell'interrogatorio.

Tale restrizione non è piaciuta alla maggioranza della Camera del popolo che l'ha bocciata, preferendo restare alla prassi attuale. "Bisogna rispettare il diritto al silenzio dell'imputato, che verrebbe messo in discussione con l'impossibilità di partecipare agli interrogatori", ha sostenuto Bregy. Questo diritto è il contraltare essenziale ai maggiori poteri concessi ai ministeri pubblici nel 2011, ha affermato Christian Lüscher (PLR/GE). Rinunciarvi sarebbe contrario alle norme della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU), ha aggiunto Ursula Schneider-Schüttel (PS/FR).

Il progetto adottato oggi prevede poi una limitazione del diritto di ricorso al Tribunale federale (TF). Sarà ammissibile solo contro le decisioni prese dalle autorità cantonali di ultima istanza. Le eccezioni previste dal CPP saranno eliminate, il che contribuirà anche a sgravare la massima corte elvetica.

Il nuovo CPP modifica anche le condizioni per l'allestimento di profili del DNA. Nel suo messaggio, il governo ha proposto che tali profili possano essere stabiliti per chiarire i reati oggetto del procedimento, ma anche, in presenza di indizi concreti, per altri reati già commessi. Il Nazionale si è però spinto oltre e si è espresso a favore di una "certa probabilità" quale requisito sufficiente.

Su richiesta della sua commissione, il Consiglio nazionale ha anche inserito nella legge il principio della "giustizia riparativa". Ciò prevede che nei procedimenti penali le parti si accordino su una procedura di mediazione. Il risultato potrà - ma non ci sarà un obbligo - essere preso in considerazione dall'autorità giudiziaria.

La revisione tocca anche diversi altri aspetti, come gli interessi delle vittime, le condizioni per il dissequestro, le indagini segrete, i difensori d'ufficio e le condizioni delle audizione del ministero pubblico. Il voluminoso dossier passa ora al vaglio del Consiglio degli Stati.