(ats) Senza sorprese, tranne PS e Verdi, il Consiglio nazionale ha bocciato - come già gli Stati - l'iniziativa popolare "Più trasparenza nel finanziamento della politica" per 110 voti a 73 e 5 astenuti. Il dossier è pronto per le votazioni finali.

Molti deputati contrari al testo hanno tuttavia sostenuto in aula il controprogetto indiretto al momento in conferenza di conciliazione, che va nella direzione auspicata dei promotori della modifica costituzionale.

Perché, come indicato da vari oratori sia a destra che a sinistra, nella popolazione si è verificato negli ultimi anni un cambiamento di mentalità in direzione di una maggiore trasparenza nel finanziamento dei partiti, un ambito in cui oggigiorno regna una totale "opacità". Un aspetto che fa della Svizzera un unicum in Europa, hanno sottolineato diversi deputati riferendosi ai rilievi, non sempre benevoli, dell'organismo del Consiglio d'Europa contro la corruzione, il GRECO.

I cittadini vogliono sapere chi finanzia e con quanti soldi le campagne di votazione, come quella in corso contro la legge sul CO2 (la lobby petrolifera è stata più volte citata al riguardo) o ha sostenuto la campagna contro l'iniziativa per multinazionali responsabili.

Proprio perché siamo un Paese dove si vota molto, è necessario fare chiarezza, si è sovente sentito affermare sia dal fronte borghese, ma soprattutto, dal campo rosso-verde, che ha approfittato dell'occasione per criticare la destra che, in passato, non ha mai voluto sentire parlare di disposizioni in materia e oggi si deve piegare grazie a un'iniziativa venuta dal basso e che gode di un ampio seguito tra la popolazione.

Per Cédric Wermuth (PS/AG), co-presidente del partito socialista, "poteri occulti" (leggi lobbies economiche) minano la nostra democrazia, di cui andiamo giustamente fieri, non solo i funzionari di Bruxelles (un riferimento all'accordo istituzionale appena affossato dal Consiglio federale", n.d.r). Se il controprogetto dovesse essere affossato dagli Stati perché non vogliono la pubblicità dei finanziamenti che riguardano la loro elezione, allora l'iniziativa, "non c'è dubbio", verrà approvata alle urne.

Diversi deputati prima di lui, anche se non tutti convinti dell'efficacia del controprogetto quanto alla possibilità di instaurare una vera trasparenza, hanno sottolineato il desiderio della popolazione di saperne di più su chi finanzia chi e perché. Diversamente dall'iniziativa, però, il controprogetto risponde meglio a tale desiderio, fissando a 15 mila franchi il limite a partire dal quale i partiti devono indicare il donatore e a 50 mila per le campagna di votazione. Su questi aspetti, l'iniziativa prevede limiti diversi: 10 mila franchi e 100 mila franchi.

Contrari sia all'iniziativa che al controprogetto, invece, i membri del gruppo UDC, secondo cui le soluzioni proposte sono facilmente aggirabili, come illustrato in aula con alcuni esempi concreti dal consigliere nazionale ticinese Piero Marchesi (UDC), e non tengono conto delle peculiarità delle nostre istituzioni, fatte di potere diffuso e politici di milizia. Secondo Marchesi, con o senza iniziativa, con o senza controprogetto, i politici potranno dormire sonni tranquilli, tanto le soluzioni escogitate sono di difficile applicazione.

Più caustico l'intervento di Lorenzo Quadri della Lega dei Ticinesi il quale, dopo aver stigmatizzato l'esterofilia della sinistra e condannato le ingerenze esterne, ha rinfacciato ai sostenitori di una maggiore trasparenza di farsi beffe della protezione della sfera privata, un principio applicato a geometria variabile a suo parere.

Circa le difficoltà di applicazione sia dell'iniziativa che del controprogetto, Quadri ha citato l'esempio del Ticino, dove da alcuni anni vige un dovere di trasparenza sul finanziamento dei partiti. A parere dell'esponente della Lega, a sud delle Alpi benché ci sia una legge, in effetti è come se non ci fosse.

Marco Romano (Centro/TI) ha ammesso che l'applicazione di certe disposizioni inserite nel controprogetto, e in parte riprese dall'iniziativa, non saranno di facile applicazione, ma si tratta tuttavia di un miglioramento rispetto al testo originale. nel suo intervento, il ticinese ha tuttavia respinto i confronti con quanto avviene all'estero a causa delle differenze insite nel sistema politico, ancorato al principio della milizia e caratterizzato da grandi differenze tra Cantoni in fatto di peso economico e popolazione. L'iniziativa, a parere del consigliere nazionale, non tiene conto di questi aspetti e aprirebbe la porta, alla professionalizzazione della politica e al finanziamento pubblico dei partiti.