Stando al relatore della commissione, Stefan Engler (Centro/GR), limiti all'offerta online dell'emittente pubblica ci sono già e sono iscritti nella concessione. Tuttavia, ulteriori restrizioni, per di più iscritte nella legge, rischiano di azzoppare eccessivamente l'offerta web della SSR, specie in settori poco coperti dai privati, come la cultura, l'educazione o la religione.
Oltre a ciò, inoltre, simili restrizioni non tengono conto del cambiamento di abitudini dei fruitori dell'offerta, che sono anche quelli che pagano il canone, ha sottolineato il "senatore" grigione.
Un'opinione condivisa dalla consigliera federale Simonetta Sommaruga, secondo cui le restrizioni incluse nella concessione sono il risultato di trattative tra l'ente pubblico e i privati. Il fatto di voler iscrivere simili condizioni nella legge senza nemmeno aver sentito gli ambienti interessati non è corretto, a parere della ministra socialista.
L'altra divergenza maggiore, sulla quale dovrebbe essere più facile trovare un compromesso, riguarda la percentuale del canone da destinare ai media privati. Gli Stati hanno finora sempre difeso una quota di almeno l'8%, mentre per il Nazionale tale quota dovrebbe oscillare tra il 6 e l'8%. Secondo Sommaruga e lo stesso Engler, i due rami del Parlamento sono almeno d'accordo su un punto: i privati dovrebbero ricevere una parte maggiore della torta (il governo infatti prevedeva una quota tra il 4 e il 6% come adesso).
Ad ogni modo, ha messo in guardia la consigliera federale, per ottenere più mezzi i media dovranno ottemperare a determinate condizioni in merito all'offerta.
Un'altra differenza riguarda la validità della legge sull'aiuto ai media (in particolare ai giornali), che i "senatori" vorrebbero di sette anni - invece dei 10 del Consiglio federale - e non solo di cinque come il Nazionale.
Su altri aspetti, gli Stati si sono allineati al Nazionale, come nel caso della formazione dei futuri professionisti dei media e del sostegno concesso dalla Confederazione. Nel caso dei diplomi rilasciati, sarà sufficiente in futuro che vengano riconosciuti dal settore. Gli Stati avrebbero voluto che soddisfacessero anche i criteri di qualità previsti dal grado terziario B (formazione professionale superiore).