È la seconda volta che la Camera dei cantoni si pronuncia sull'entrata nel merito del progetto. Il Motivo? Nel maggio scorso, il Consiglio nazionale non era entrato in materia per 140 voti a 50, giustificandosi con la difficoltà di definire con precisioni quali trattati sarebbero dovuti essere sottoposti a referendum obbligatorio.
Attualmente sono sottoposti a referendum facoltativo i trattati internazionali di durata indeterminata e non denunciabili, quelli che prevedono l'adesione a un'organizzazione internazionale, oppure che includono disposizioni importanti che contengono norme di diritto o per l'attuazione dei quali è necessaria l'emanazione di leggi federali. Sottostanno a referendum obbligatorio, invece, l'adesione a organizzazioni di sicurezza collettiva, come la Nato, o a comunità sovranazionali, vedi l'Ue.
Il voto negativo del Nazionale ha costretto gli Stati a ritornare su un oggetto che aveva già approvato in prima lettura per 27 voti a 12: il progetto vuole che i trattati internazionali, contenenti disposizioni di rango costituzionale, o la cui attuazione esige una modifica della Costituzione federale, debbano essere sottoposti obbligatoriamente al voto di Popolo e Cantoni.
A nome della commissione preparatoria, Andrea Caroni (PLR/AR) ha affermato in aula che il progetto in discussione rafforzerebbe la democrazia, lo Stato di diritto e la legittimità dei trattati internazionali. La commissione, ha sostenuto, è inoltre aperta ad altre formulazioni, segnatamente all'introduzione nella carta fondamentale di una clausola generale.
A questo scopo potrebbe offrire uno spunto prezioso, ad esempio, la proposta accolta nel 2010 dal Consiglio federale e dal Consiglio nazionale quale possibile controprogetto all'iniziativa popolare "Accordi internazionali: decida il popolo!".
Una minoranza del plenum (sinistra) ha detto invece di dubitare che si possa trovare una formulazione adeguata. Stando a Daniel Jositsch (PS/ZH) è stato proprio questo elemento a far desistere il nazionale dall'affrontare nei particolari il disegno di legge. A parere del "senatore" zurighese, professore universitario di diritto, non è necessario modificare la Costituzione per risolvere un problema che è in parte già regolato e che, in passato, si è presentato raramente. L'idea di formulare un catalogo di trattati da sottoporre a referendum obbligatorio è come "cercare la quadratura del cerchio", ha sostenuto invano.
Nel suo intervento, la ministra di giustizia e polizia, Karin Keller-Sutter, ha invitato il plenum ad entrare in materia e a proseguire l'esercizio, orientandosi nelle future discussioni, qualora il Nazionale dovesse cambiare idea, al progetto governativo presentato nel gennaio 2020.
Quest'ultimo si prefigge l'introduzione del referendum obbligatorio per quei trattati internazionali i quali, per importanza, si trovano allo stesso livello della Costituzione federale. Per l'esecutivo, la modifica costituzionale (all'articolo 140, "Referendum obbligatorio") comporterebbe un limitato incremento degli oggetti in votazione. Lo scopo dell'esercizio? Coinvolgere ancora di più il popolo in politica estera, rafforzando in questo modo la legittimità democratica del diritto internazionale.
Il progetto realizza diversi interventi parlamentari sul tema adottati negli scorsi anni. Una chiara maggioranza dei partecipanti alla consultazione si è espressa a favore del disegno di legge. Tra questi figurano anche i cantoni, ha rammentato Caroni.
Per l'esecutivo, il progetto non crea un nuovo diritto di referendum: è infatti opinione diffusa che il referendum obbligatorio per trattati internazionali a carattere costituzionale faccia già oggi parte del diritto costituzionale non scritto (referendum obbligatorio sui generis).
Secondo il Consiglio federale, però, concretizzare la nozione di "carattere costituzionale" mediante un elenco esemplificativo nella Costituzione ne migliorerebbe l'applicazione pratica, creando maggiore certezza del diritto.
Stando al progetto, dovrebbero sottostare al voto di popolo e cantoni, i trattati internazionali che contengono disposizioni riguardanti il catalogo dei diritti fondamentali, di cittadinanza e i diritti politici, il rapporto tra Confederazione e Cantoni e le competenze della Confederazione, le linee fondamentali dell'organizzazione e della procedura delle autorità federali.
Non è la prima volta che il Governo si occupa di questo argomento. Nel 2010, presentando il controprogetto diretto all'iniziativa popolare "Accordi internazionali: decida il popolo!", il Consiglio federale aveva proposto di sottoporre obbligatoriamente al popolo, mediante una modifica costituzionale, i trattati internazionali che contenevano disposizioni "che richiedono o equivalgono a una modifica della Costituzione federale". Il Parlamento aveva però respinto questa soluzione.