(ats) No all'idea di sottoporre a referendum obbligatorio i trattati internazionali, che per la loro importanza si trovano allo stesso livello della Costituzione federale. Il Consiglio nazionale ha confermato oggi - con 114 voti contro 69 e 4 astenuti - la decisione di non entrata in materia già presa in maggio. Il progetto di modifica dell'articolo 140 della Costituzione è quindi definitivamente affossato, nonostante gli Stati si siano pronunciati per la seconda volta in favore in settembre.

Attualmente sono sottoposti a referendum facoltativo i trattati internazionali di durata indeterminata e non denunciabili, quelli che prevedono l'adesione a un'organizzazione internazionale, oppure che includono disposizioni importanti che contengono norme di diritto o per l'attuazione dei quali è necessaria l'emanazione di leggi federali, ha dichiarato Greta Gysin (Verdi/TI) a nome della commissione. Sottostanno a referendum obbligatorio, invece, l'adesione a organizzazioni di sicurezza collettiva, come la Nato, o a comunità sovranazionali, vedi l'Ue.

Se nella commissione preparatoria il voto era stato risicato (13 voti contro 11 e un'astensione), oggi il "no" all'entrata nel merito ha raccolto un ampia maggioranza della Camera del popolo, per la quale il progetto non apporta alcun valore aggiunto. Il progetto non migliorerebbe i diritti politici o la democrazia, ha sottolineato Gysin, precisando che l'Assemblea federale può già sottoporre al popolo i trattati internazionali di vasta portata.

Una minoranza, guidata da Marco Romano (Centro/TI), ha tentato invano di convincere il plenum ad allinearsi alla decisione del Consiglio degli Stati, che in settembre aveva approvato la riforma con 29 voti a 10 (2 astenuti). Neppure l'intervento di Gregor Rutz (UDC/ZH), per il quale è necessario definire nella Costituzione federale quali trattati debbano essere sottoposti a referendum visto che sempre più regolamentazioni derivano da accordi internazionali, ha avuto successo.

Alla fine il risultato è stato chiaro, anche se rispetto al primo voto del maggio scorso (140 a 50), all'UDC questa volta si sono aggiunti taluni parlamentari del Centro. Dal momento che la Camera del popolo ha bocciato per ben due volte l'entrata nel merito, come detto, l'oggetto è stato definitivamente archiviato.

Stando al progetto, avrebbero dovuto sottostare al voto di popolo e cantoni, i trattati internazionali che contengono disposizioni riguardanti il catalogo dei diritti fondamentali, di cittadinanza e i diritti politici, il rapporto tra Confederazione e Cantoni e le competenze della Confederazione, le linee fondamentali dell'organizzazione e della procedura delle autorità federali.

Non è la prima volta che il Governo si occupa di questo argomento. Nel 2010, presentando il controprogetto diretto all'iniziativa popolare "Accordi internazionali: decida il popolo!", il Consiglio federale aveva proposto di sottoporre obbligatoriamente al popolo, mediante una modifica costituzionale, i trattati internazionali che contenevano disposizioni "che richiedono o equivalgono a una modifica della Costituzione federale". Anche in quella occasione Parlamento aveva però respinto tale soluzione.