Rispondendo a un quesito di Fabio Regazzi (Centro/TI), che chiedeva se ci sono cifre che mettono in relazione l'aumento della violenza giovanile e la pandemia, Berset ha detto che per quanto riguarda le violenze gravi, quali gli omicidi, le lesioni corporali gravi o gli stupri, tra il 2010 e il 2013 si è osservata una diminuzione dei casi. Tra il 2015 e il 2020 i casi sono invece aumentati, passando da 101 a 228.
La tendenza iniziata nel 2015, già accentuatasi tra il 2018 e il 2019 con un aumento del 21,5% - quando la pandemia non era ancora scoppiata -, si è ulteriormente aggravata tra il 2019 e il 2020, con un aumento del 30,3%. "Le cifre pubblicate non permettono dunque di stabilire un nesso di causalità diretto tra la recrudescenza del fenomeno e la pandemia quale unico fattore", ha sostenuto il consigliere federale.
Alla domanda su quali misure intenda adottare il Consiglio federale per far fronte a questo fenomeno, il ministro dell'interno ha ricordato come la prevenzione della violenza sia compito dei cantoni, delle città e dei comuni. Dal 2011 al 2015 la Confederazione ha promosso lo scambio di buone pratiche nel quadro del programma nazionale di prevenzione giovani e violenza, contribuendo così ad ampliare la base di conoscenze in quest'ambito. Con la sua conclusione Berna "ha cessato di svolgere la sua funzione di supporto, concentrandosi sulla prevenzione della violenza legata ai media", ha concluso Berset.