(ats) Con un risultato assai netto - 151 voti a 39 - il Consiglio nazionale ha ribadito oggi che intende porre un tetto massimo (un milione) alle  remunerazioni dei manager delle ex regie federali.

Il dossier ritorna quindi al Consiglio degli Stati che nel settembre scorso, per 19 voti a 12, non era entrato in materia sul progetto di legge frutto dell'iniziativa parlamentare del 2016 dell'ex consigliera nazionale Susanne Leutenegger Oberholzer (PS/BL). Oggi al Nazionale spettava solo decidere sull'entrata nel merito, necessaria dopo il "no" della camera dei Cantoni.

Il risultato agli Stati ha suscitato anche un rilievo critico di Gerhard Pfister (Centro/ZG), favorevole al progetto, secondo cui è giusto che la Camera dei cantoni riprenda in mano in dossier seriamente. Se una parte dei "senatori" fosse stata presente in aula, invece di "ciondolare in caffetteria", forse l'esito del dibattito sarebbe stato diverso.

Per la maggioranza del plenum - tranne il PLR e qualche esponente del Centro - è necessario intervenire anche se dal 2016 qualcosa è cambiato. Sebbene gli importi di alcuni stipendi siano stati ridotti, non vi è la certezza che non si ripeteranno situazioni di aumenti salariali spropositati. In particolare, bisogna anche tenere conto del fatto che a pagare i salari sono i contribuenti che non sempre capiscono l'ammontare di certe retribuzioni.

Secondo la minoranza, non si dovrebbe invece fissare per legge un importo massimo, perché questo non rende giustizia all'estrema diversificazione del panorama aziendale, per non parlare della responsabilità inerente allo svolgimento di una funzione dirigenziale. Riflessione non condivise da diversi oratori, secondo cui le aziende parastatali sono di gran lunga protette dalla concorrenza. Quanto alla responsabilità, quest'ultima non è certo superiore a quella di un consigliere federale, cui le future remunerazioni dei manager di Stato dovrebbero orientarsi

Nel suo intervento, il consigliere federale Ueli Maurer ha difeso la posizione della minoranza, sostenendo che il governo è già intervenuto per mitigare certe pretese. A suo parere, su questo dossier è stato sprecato fin troppo tempo, quando invece ci sono argomenti ben più importanti che andrebbero affrontati.

In prima lettura, lo scorso marzo, la modifica della Legge sul personale federale era stata approvata dal Consiglio nazionale con 139 voti a 44 e 4 astensioni. La revisione fissa a un milione di franchi la rimunerazione annua massima che può essere versata ai quadri di grado più elevato o ai membri dei consigli d'amministrazione di sette grandi aziende della Confederazione, ossia FFS, RUAG, Skyguide, SUVA, SSR, La Posta e anche Swisscom, benché quest'ultima azienda sia quotata in Borsa.

Il Nazionale ha anche deciso di includere nella regolamentazione le altre imprese della Confederazione come Swissmedic o i Politecnici federali, andando così più lontano rispetto alle proposte della sua commissione preparatoria.

Il termine "rimunerazione" contempla, oltre allo stipendio e agli onorari, tutte le prestazioni valutabili in denaro (prestazioni accessorie, previdenza professionale, per esempio). Circa le altre aziende e stabilimenti della Confederazione, la definizione dell'importo dev'essere di competenza del Consiglio federale. A ciò si aggiunge anche il divieto di versare indennità di partenza previsto nel progetto.

Un consigliere federale percepisce circa 445 mila franchi lordi all'anno, a cui si aggiunge una somma forfettaria di 30 mila franchi. Aggiungendo la rendita di previdenza e altre prestazioni, si arriva a uno stipendio di circa un milione all'anno.