Un primo progetto del genere, accolto nel 2017 dal popolo e dai cantoni, avrebbe dovuto consentire a 25 mila giovani di età compresa tra i 9 e i 25 anni di chiedere la naturalizzazione agevolata. Tuttavia, solo il 10% degli interessati ha fatto domanda per diventare svizzero, ha sostenuto in aula Corina Gredig (PVL/ZH) a nome della commissione.
La legge sembra infatti ancora troppo restrittiva. Gli ostacoli sono molti, ha dichiarato Ada Marra (PS/VD), citando le lacune a livello di informazione e i requisiti, giudicati severi, relativi ai documenti da produrre. I nonni del postulante, per esempio, devono poter esibire un permesso di soggiorno. "Se sono morti o sono tornati in patria, l'iter si complica", ha commentato. I genitori devono poi dimostrare di aver frequentato almeno cinque anni di scuola dell'obbligo in Svizzera. Ebbene, ha spiegato la deputata vodese, "non tutti hanno completato la scuola obbligatoria in Svizzera; alcuni sono arrivati da noi dopo aver compiuto i dieci anni", ha rilevato. Insomma, le condizioni di accesso devono essere "più vicine alla realtà di questi giovani, che sono molto ben integrati e sono cresciuti qui", ha concluso la Marra.
Per Barbara Steinemann (UDC/ZH), invece, la Svizzera non ha nulla da rimproverarsi in termini di procedura di naturalizzazione. Steinemann ha anche accennato al diritto "di non farsi naturalizzare" e stigmatizzato il tentativo di voler mettere in discussione le regole del gioco dopo così poco tempo dalla consultazione popolare. Al voto, tuttavia, una maggioranza ha seguito le argomentazioni di Ada Marra. La palla passa ora agli Stati dove l'iniziativa non avrà vita facile.