(ats) I ricercatori svizzeri devono poter partecipare attivamente e su un piano di parità alle attività di cooperazione internazionale.

Dopo gli Stati, ne è anche convinto il Consiglio nazionale che oggi ha approvato all'unanimità l'adesione della Svizzera a sei reti europee di infrastruttura di ricerca. Il dossier è pronto per le votazioni finali.

L'Unione europea da anni ha creato un Consorzio multidisciplinare di Infrastrutture di Ricerca (ERIC) con in totale 22 infrastrutture. Attualmente la Svizzera partecipa in qualità di Paese osservatore a otto reti con tale forma giuridica.

Esse sono concepite per facilitare la cooperazione tra i ricercatori in settori importanti per la società come le scienze ambientali o le scienze della vita e per migliorare la disponibilità e la comparabilità dei dati, scrive il governo. L'attuale status di osservatore della Confederazione tuttavia limita i ricercatori delle università elvetiche e degli istituti di ricerca in Svizzera.

Le sei reti - tutte con denominazione in inglese - alle quali si vuole aderire riguardano vari campi: Biobanking and Biomolecular Resources Research Infrastructure, Consortium of European Social Science Data Archives, Digital Research Infrastructure for the Arts and Humanities, European Clinical Research Infrastructure Network, European Plate Observing System e Integrated Carbon Observation System.

Il Parlamento ha già stanziato le risorse finanziarie necessarie, a prescindere dal fatto che la Svizzera partecipi a queste reti come osservatore o come membro. I contributi annuali a questi ERIC si situano in una fascia compresa tra i 50'000 e i 150'000 franchi ciascuna.

Il Consiglio nazionale ha inoltre accolto la modifica della legge federale sulla promozione della ricerca e dell'innovazione trasferendo al Consiglio federale la facoltà di decidere queste adesioni, analogamente a quanto avviene già oggi per le infrastrutture di ricerca internazionali con una forma giuridica diversa.