16.027 La proposta, accolta con 16 voti contro 9, è stata definita "un compromesso" dal presidente della Commissione Heinz Brand (UDC/GR). Il testo prevede che il Consiglio federale elabori delle misure per sfruttare il potenziale di manodopera indigena (cittadini svizzeri e stranieri già domiciliati nel paese).
Il governo dovrà anche determinare, tenendo conto di diversi fattori tra cui l'immigrazione, la situazione a livello di mercato del lavoro e la congiuntura, soglie a partire dalle quali potrà essere introdotto un obbligo di comunicazione dei posti di lavoro vacanti.
Se queste misure non si rivelassero sufficienti e l'immigrazione dall'Unione europea e dall'AELS superasse un certo livello sul piano regionale o nazionale, l'esecutivo potrà ricorrere a misure correttive appropriate. Sarà il Consiglio federale stesso a decidere a partire da quale limite adottarle, per quanto tempo mantenerle in vigore, di che tipo esse dovranno essere e a che categorie professionali dovranno venire applicate.
Qualora queste misure - che dovranno essere limitate al minimo indispensabile - non dovessero risultare compatibili con l'accordo sulla libera circolazione delle persone, dovranno essere discusse da un comitato misto Svizzera/Ue.
Immediata la reazione dell'UDC: il consigliere nazionale Gregor Rutz (UDC/ZH), che faceva parte della minoranza contraria al progetto in commissione, non ha usato mezzi termini nel definire aria fritta quanto presentato oggi. "Si può capire che quella di cui stiamo discutendo è una legge solo dal fatto che vi sono alcuni articoli numerati", ha affermato, senza nascondere la delusione per la mancanza di contingenti e tetti massimi nella proposta presentata dalla Commissione.