La Delegazione delle finanze delle Camere federali (DelFin) si sta occupando degli obblighi della Confederazione derivanti dalla concessione di fideiussioni nel settore della navigazione marittima dall’estate 2015; tale compito rientra nell’alta vigilanza finanziaria concomitante che la DelFin esercita sulla gestione del Consiglio federale.
Il 16 maggio 2017, a causa dei gravi problemi di liquidità delle compagnie di navigazione SCL e SCT, il Consiglio federale ha chiesto al Parlamento di stanziare un credito aggiuntivo di 215 milioni di franchi per onorare le fideiussioni che la Confederazione accordava agli armatori di queste società (cfr. 17.007 sn). Il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati hanno approvato l’importo richiesto nella sessione estiva 2017. Le navi dei gruppi SCL e SCT sono state nel frattempo consegnate agli acquirenti. La liquidazione delle società non è ancora conclusa.
Il 12 aprile 2018 la DelFin ha avviato un’inchiesta prefiggendosi un duplice obiettivo: creare trasparenza attorno al processo di vendita delle navi delle compagnie SCL e SCT e trarre i relativi insegnamenti per il futuro. Per la raccolta di informazioni e l’analisi di aspetti specifici si è avvalsa del supporto del Controllo federale delle finanze (CDF). Sulla base di quanto elaborato dal CDF, tra novembre 2018 e maggio 2019 la DelFin ha poi svolto numerose interviste, richiesto informazioni supplementari in forma scritta e consultato atti direttamente presso i servizi federali interessati.
Il ritiro delle fideiussioni nel 2017 ha comportato per le casse della Confederazione un danno finanziario complessivo di 204 milioni di franchi. La DelFin giunge alla conclusione che nell’estate 2015 il capo del DEFR abbia agito correttamente decidendo, immediatamente dopo aver appreso dei problemi di liquidità delle compagnie SCT e SCL, di adottare una strategia volta a ridurre al minimo le perdite. Questo ha permesso di diminuire le perdite per le finanze federali di diverse decine di milioni di franchi.
La gestione della crisi ha richiesto uno sforzo particolare da parte dei rappresentanti della Confederazione coinvolti. La DelFin ritiene che l’organizzazione di crisi introdotta dal capo del DEFR nel 2015 e diretta dal suo segretario generale abbia contribuito a limitare i danni finanziari per la Confederazione fino alla conclusione del processo di vendita.
Le verifiche condotte dalla DelFin hanno mostrato che i servizi federali coinvolti nel processo di vendita sono riusciti a creare una situazione di concorrenza tra i potenziali acquirenti. Anche il piano B, su cui puntava la Confederazione e che prevedeva la vendita in blocco delle navi, è stato preparato con cura. In futuro è importante che la Confederazione non si limiti a un’unica opzione d’intervento, ma vagli più varianti allo scopo di individuare il miglior scenario.
La fuga di notizie verificatasi nel gennaio 2017 ha indiscutibilmente avuto un impatto negativo sulla procedura di vendita delle navi di SCL e SCT. La DelFin constata con grande rammarico come la divulgazione di informazioni concernenti le difficoltà economiche delle compagnie interessate abbia influito negativamente sul livello delle offerte di acquisto presentate. Essa individua un’urgente necessità di intervenire in relazione alla problematica delle fughe di notizie dal Consiglio federale e dall’Amministrazione federale.
L’inchiesta della DelFin ha evidenziato che, dal punto di vista finanziario, le navi non sono state vendute nel momento migliore visti i bassi prezzi di mercato del maggio 2017. Tuttavia, il margine di manovra per determinare il momento in cui procedere alla vendita è stato notevolmente condizionato da fattori esogeni: da un lato, il disavanzo d’esercizio delle compagnie SCL e SCT non ha permesso di rinviare il processo di vendita, dall’altro non era possibile prevedere l’evoluzione del mercato, molto volatile, delle navi d’alto mare.
Per quanto concerne l’acquisto di servizi esterni di consulenza, la DelFin raccomanda al Consiglio federale di adottare misure volte a evitare – in generale ma anche in situazioni di crisi – continui superamenti dei tetti massimi di spesa dovuti ad aggiudicazioni mediante trattativa privata.
In definitiva la DelFin è convinta che le attuali perdite siano essenzialmente da ricondurre all’introduzione nel 1992 dello strumento delle fideiussioni solidali. A suo avviso le fideiussioni concesse dalla Confederazione – poco importa se in forma solidale o semplice – non costituiscono uno strumento adeguato per garantire sufficienti possibilità di trasporto marittimo. Al loro posto vanno urgentemente vagliati strumenti alternativi per promuovere, mantenere e rafforzare la flotta marittima svizzera. In questo contesto il Consiglio federale deve anche chiarire una questione di fondo, ovvero se la Svizzera debba continuare ad avere una flotta mercantile marittima battente bandiera rossocrociata.
La DelFin raccomanda inoltre quanto segue al Consiglio federale: in futuro la Confederazione non deve più ricorrere allo strumento delle fideiussioni solidali per garantire mutui – al di fuori del sostegno della navigazione d’alto mare. Inoltre, le fideiussioni solidali esistenti vanno verificate e, se possibile, convertite in fideiussioni semplici.
La DelFin ha approvato il suo rapporto d’ispezione destinato al Consiglio federale in occasione della sua seduta del 27 giugno 2019 e lo ha pubblicato in data odierna. In questo documento invita il Governo ad esprimersi entro il 13 settembre 2019 in merito alle risultanze e alle raccomandazioni ivi formulate.