L'iniziativa, che chiedeva il mantenimento del segreto bancario per i clienti residenti in Svizzera, era stata lanciata nel 2013 contro la revisione del diritto penale fiscale proposta dell'ex consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf: l'allora ministra delle finanze voleva permettere alle autorità tributarie dei cantoni di esigere dalle banche informazioni anche in caso di sottrazione fiscale e non soltanto di frode.
In consultazione 21 cantoni avevano sostenuto la proposta fatta propria dal governo federale: confrontato con un'ondata di critiche a destra l'esecutivo aveva però ritirato il progetto. Lo scorso dicembre entrambi i rami del Parlamento avevano poi approvato una mozione che intimava al Consiglio federale di rinunciare formalmente alla controversa revisione. Un passo volto proprio a far sì che l'iniziativa fosse ritirata.
Con la rinuncia definitiva alla revisione del diritto penale fiscale nell'ultima sessione delle Camere federali l'obiettivo principale degli iniziativisti è stato raggiunto; quest'ultimi hanno così deciso di ritirare il loro testo. Oggi la Camera del popolo ha quindi affossato anche il controprogetto diventato ormai inutile, controprogetto che gli Stati del resto non hanno mai voluto.
Nel breve dibattito che ha anticipato la decisione di archiviare il dossier, la sinistra ha nuovamente sottolineato che, dal suo punto di vista, gli unici beneficiari dell'iniziativa e del controprogetto sarebbero stati gli evasori fiscali. "Per il contribuente onesto sono perfettamente inutili", ha sostenuto Louis Schelbert (Verdi/LU).
La presidente del PLR Petra Gössi (SZ) ha replicato sostenendo che il progetto di Widmer-Schlumpf era eccessivo: "il solo sospetto sarebbe stato sufficiente per avviare una repressione fiscale amministrativa che non avrebbe nemmeno necessitato l'avallo di un giudice". Ancorare il segreto bancario nella Costituzione sarebbe inoltre un segnale di fiducia nei confronti dei contribuenti.
Soddisfatto il consigliere federale Ueli Maurer secondo cui sarebbe stato poco sensato iscrivere nella Costituzione federale, come chiedevano sia l'iniziativa che il controprogetto, lo status quo.
L'iniziativa mirava a inserire nell'articolo 13 della Costituzione federale il principio secondo cui "senza il consenso della persona interessata" possono essere fornite "alle autorità informazioni concernenti le imposte dirette prelevate dai cantoni" soltanto nell'ambito di un procedimento penale ed esclusivamente in due casi: "se esistono sospetti fondati dell'intenzione di commettere una frode fiscale tramite documenti falsificati, alterati o materialmente falsi" e "se esistono sospetti fondati di evasione fiscale intenzionale e ripetuta, mirante a sottrarre somme ingenti".
Il controprogetto elaborato dal Nazionale, molto simile all'iniziativa, sanciva la protezione della sfera privata e famigliare, nonché della sfera privata finanziaria. La protezione di quest'ultima non sarebbe tuttavia stata totale.