Oggi il Consiglio degli Stati non ha voluto fare concessione in merito alla protezione dei locatari, agli aiuti ai club sportivi e sulla definizione di caso di rigore, ma ha comunque fatto un passo verso il Nazionale sulle manifestazioni e le indennità per perdita di guadagno (IPG) cui avrebbero diritto quei soggetti che hanno dovuto interrompere l'attività su ordine delle autorità per arginare la pandemia di coronavirus.
Su quest'ultimo aspetto, il plenum ha stabilito che hanno diritto alle IPG - 196 franchi al massimo al giorno - quelle persone che hanno subito una perdita di fatturato di almeno il 30%. Il Nazionale propone il 20%. Finora gli Stati avevano ribadito il diritto attuale, ossia una diminuzione del 40% del fatturato medio rispetto agli 2015-2019.
Per quanto attiene ai casi di rigore, ossia quelle aziende in difficoltà a causa della chiusure ordinate dalle autorità, gli Stati hanno voluto rimanere al diritto attuale, ossia una perdita del fatturato del 40%. Il Nazionale punta invece sul 30%, dopo che in prima lettura auspicava il 25%. Secondo la maggioranza e il ministro delle finanze, Ueli Maurer, cambiare adesso le regole del gioco metterebbe in difficoltà i Cantoni, che temono di dover rifare i calcoli, col rischio che i versamenti vengano ritardati.
In relazione agli aiuti per le manifestazioni e altri appuntamenti che dovranno essere annullati a causa delle misure di protezione, gli Stati vogliono limitare la cerchia dei potenziali beneficiari alle manifestazioni pubbliche di interesse nazionale in agenda da giugno 2021 al 31 dicembre 2021. Il Nazionale vorrebbe estendere tale lasso di tempo al 30 aprile 2022 e consentire un sostegno alle manifestazioni pubbliche tout court.
Buca anche per i locatari. La Camera dei Cantoni è rimasta ferma sulle sue posizioni, respingendo per 28 voti a 15 una proposta di minoranza difesa dalla sinistra che avrebbe voluto una maggior protezione per questa categoria, estendendo la possibilità di pagare l'affitto di 3 mesi e annullando le disdetta pronunciate durante il periodo di chiusura o nei sei mesi seguenti il ripresa dell'attività.
Per quanto riguarda invece la possibilità di permettere alla Confederazione di emettere "passaporti" vaccinali o la produzione di vaccini in loco, il plenum ha deciso di ridiscutere questi aspetti con la competente commissione dell'altra camera.
Il dossier torna al Nazionale.