(ats) Dopo il Consiglio nazionale in aprile, anche gli Stati dovrebbero dare via libera all'estensione della libera circolazione delle persone alla Croazia durante la sessione estiva delle Camere federali. È quanto raccomanda al plenum la Commissione di politica estera della Camera dei cantoni (CPE-S), che ha posto però una condizione.

16.028 La decisione della CPE-S era attesa già per il 12 di maggio. In quell'occasione, però, la maggioranza aveva deciso di sospendere l'esame dell'oggetto al fine di verificare la costituzionalità dell'applicazione del protocollo aggiuntivo che estende alla Croazia l'accordo sulla libera circolazione delle persone concluso con l'Unione europea.

Il Consiglio federale ha detto di voler ratificare il testo solo quando sarà trovata una soluzione con l'Ue per gestire l'immigrazione senza infrangere l'articolo della Costituzione svizzera contro l'immigrazione di massa, ha ricordato oggi alla stampa il presidente della commissione Christian Levrat (PS/FR). La commissione ha deciso con 11 voti contro 2 di aggiungere questa condizione nel protocollo.

Secondo la CPE-S è di centrale importanza che la Carta fondamentale sia rispettata. Il protocollo deve essere considerato come un nuovo trattato internazionale e non come un prolungamento dell'accordo esistente sulla libera circolazione delle persone, non può quindi per il momento essere ratificato.

Una minoranza si è opposta all'entrata in materia in quanto ritiene che il protocollo e la legge di applicazione dell'iniziativa contro l'immigrazione di massa debbano essere trattati in parallelo. Un'altra minoranza non vede l'interesse della nuova condizione, dal momento che il Consiglio federale voleva già procedere in questo modo e dovendo in ogni caso rispettare la Costituzione.
Il Parlamento deve assumere le sue responsabilità, ha detto il presidente della commissione. Alcuni temono che il Consiglio federale ratifichi l'accordo prima che sia trovata una soluzione con Bruxelles. "La pressione è forte e lo stesso presidente della Confederazione Johann Schneider-Ammann ha evocato questo scenario", ha detto Levrat.

Già durante il dibattito alla Camera del popolo diversi oratori democentristi avevano sostenuto che tale allargamento era incompatibile con l'iniziativa popolare contro l'immigrazione di massa adottata nel 2014. La camera aveva però deciso di dare il benestare alla ratifica con 122 voti a favore e 64 contrari.

La firma del protocollo era stata bloccata dal Consiglio federale all'indomani del voto popolare. L'Ue aveva reagito con misure di ritorsione, prima fra tutte la sospensione della partecipazione elvetica al programma europeo di ricerca "Orizzonte 2020" (progetti per la ricerca e l'innovazione), a "Erasmus+" (scambio di studenti) e al programma Media.

Nel tentativo di rabbonire Bruxelles, il Consiglio federale ha quindi annunciato che avrebbe rispettato la libera circolazione anche senza accordo e versato alla Croazia (membro dell'Ue dal primo luglio 2013) i 45 milioni di aiuti previsti.

In questo modo, la Confederazione ha potuto essere parzialmente riassociata ai programmi europei fino alla fine del 2016. Berna ha anche concesso su base autonoma a Zagabria contingenti annui entrati in vigore a inizio luglio 2014 (50 permessi B e 450 permessi L di breve durata).
Lo scorso 4 marzo, il Consiglio federale e l'Ue hanno poi firmato il protocollo, dopo che Bruxelles - già in dicembre - ha dato la propria disponibilità alla ricerca di una soluzione condivisa con Berna per l'applicazione dell'articolo costituzionale sull'immigrazione di massa nel rispetto dell'accordo sulla libera circolazione. La ratifica del protocollo era poi stata approvata dal Consiglio nazionale il 26 aprile.

ATS, 25.05.2016