La Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale (CIP-N) è contraria alla revoca imperativa della cittadinanza agli Svizzeri con doppio passaporto che partecipano, nel nostro Paese o all’estero, ad attività terroristiche o atti bellici. Il diritto penale e il diritto che disciplina la cittadinanza forniscono già oggi gli strumenti necessari per combattere queste attività.

Con 13 voti contro 11 e 1 astensione la CIP-N ha deciso di non dare seguito a un’iniziativa parlamentare (14.450 n Revoca della cittadinanza svizzera ai mercenari) del consigliere nazionale Toni Brunner (V, SG) che chiede di revocare imperativamente la cittadinanza alle persone con doppio passaporto che commettono atti violenti di natura estremista in Svizzera o all’estero o che partecipano ad atti bellici.

La Commissione riconosce la minaccia jihadista e la necessità di adottare misure di difesa. L’iniziativa propone tuttavia una misura meramente simbolica che non distoglie gli jihadisti dai loro intenti criminali e non migliora la sicurezza in Svizzera. Al contrario, la revoca della cittadinanza potrebbe rendere impossibile l’estradizione in Svizzera delle persone colpevoli di reati all’estero o nel nostro Paese. Il Codice penale offre sufficienti strumenti per perseguire penalmente una persona che ha commesso reati all’estero. Anche determinati atti preparatori o la semplice appartenenza a un’organizzazione criminale sono già perseguiti penalmente. Inoltre la legge sulla cittadinanza prevede che la Segreteria di Stato della migrazione possa, d’accordo con il Cantone d’origine, revocare la cittadinanza a una persona la cui condotta è contraria agli interessi o alla buona reputazione della Svizzera. L’iniziativa si spinge oltre chiedendo che la revoca della cittadinanza sia imperativa. La Commissione è fondamentalmente contraria a un automatismo di questo tipo: la ripartizione dei poteri esige che il legislatore lasci alle autorità esecutive un certo margine di manovra in modo da consentire loro di tenere in considerazione le specificità dei singoli casi.

Secondo i dati forniti dall’Amministrazione, attualmente sarebbero quattro le persone potenzialmente interessate dalla nuova disposizione dell’iniziativa.

La minoranza della Commissione ritiene che la cittadinanza svizzera di queste persone non sia più accettabile in quanto, oltre ad arrecare un grande danno all’immagine della Svizzera, sono potenzialmente molto pericolose per il Paese e la sua popolazion.

I dati personali devono diventare di proprietà delle persone

Oggigiorno le persone non possono più confidare sul fatto che i dati raccolti dall’economia e dallo Stato vengano usati correttamente. Questo sentimento di fiducia fondamentale deve essere ristabilito. Con 13 voti contro 9 e 1 astensione la Commissione ha quindi deciso di dare seguito a un’iniziativa parlamentare (14.434 Proteggere l’identità digitale dei cittadini) depositata dal consigliere nazionale Fathi Derder (RL, VD) che chiede di definire i dati personali digitali come proprietà della persona in questione in modo da proteggere i cittadini da un loro impiego abusivo. Nell’agosto 2014 la CIP-N aveva già accolto un’iniziativa parlamentare (14.413 n) del consigliere nazionale Daniel Vischer (G, ZH) che proponeva di sancire esplicitamente nella Costituzione il diritto all’autodeterminazione informativa quale libertà individuale (cfr. comunicato stampa della CIP-N del 29.8.2014). Se la CIP-S si allineerà a quanto deciso dalla CIP-N nel quadro dell’esame preliminare delle due iniziative citate, la CIP-N potrà avviare la stesura di un progetto costituzionale. Con questa procedura la Commissione nutre anche la speranza di indurre il Consiglio federale ad interessarsi maggiormente rispetto a quanto fatto fino ad ora alle serie sfide nel campo della protezione dei dati.

Nuovo tentativo di introdurre un diritto di veto contro le ordinanze

Nel quadro dell’iniziativa parlamentare 14.422 n (Iv. Pa. Aeschi. Introduzione del diritto di veto contro le ordinanze) la Commissione si è occupata nuovamente di un eventuale diritto di veto dell’Assemblea federale nei confronti delle ordinanze del Consiglio federale. Con 18 voti contro 4, anche questa volta la Commissione si è dichiarata chiaramente a favore di una sua introduzione. Il Parlamento deve disporre di un sistema che gli consenta di reagire in modo efficace quando un’ordinanza del Consiglio federale è contraria alla volontà del legislatore. La CIP-N ha già sostenuto più volte questa posizione, a differenza, in parte, della sua omonima della Camera alta. Il fatto che in Consiglio degli Stati sia stata depositata un’iniziativa parlamentare che va nella stessa direzione (14.421 s Iv. Pa. Fournier. Approvazione delle ordinanze da parte delle Camere federali) lascia sperare la Commissione che questa volta la CIP-S sarà più propensa a dare seguito a questa richiesta.

Presieduta dalla consigliera nazionale Cesla Amarelle (S, VD), la Commissione si è riunita a Berna il 15 e il 16 gennaio 2015.

 

Berna, 16 gennaio 2015 Servizi del Parlamento