Questa disposizione sarebbe tuttavia applicabile soltanto ai Paesi elencati nell’allegato 2 dell’ordinanza sul materiale bellico (OMB). Si tratta fra l’altro della Germania, della Francia, dell’Italia, ma anche del Giappone o degli Stati Uniti. Inoltre i Paesi acquirenti dovrebbero impegnarsi a non riesportare materiale bellico svizzero in Paesi implicati in conflitti armati interni o internazionali e che violano gravemente i diritti dell’uomo o nei quali il materiale bellico in questione rischia di essere utilizzato contro la popolazione civile. La riesportazione di materiale bellico verso un Paese in guerra sarebbe tuttavia possibile se il Paese si avvale del diritto di autodifesa previsto dal diritto pubblico internazionale. Anche le dichiarazioni di non riesportazione firmate oltre cinque anni prima dell’entrata in vigore di questa modifica sarebbero dichiarate nulle.
La maggioranza della Commissione ritiene che questa modifica permetterebbe di risolvere i problemi sollevati dalle dichiarazioni di non riesportazione. In effetti la Svizzera deve attualmente decidere attivamente se vuole autorizzare o meno un Paese a riesportare materiale bellico svizzero, ciò che può rivelarsi problematico.
Questo allentamento dovrebbe altresì consentire di rafforzare la competitività dell’industria svizzera degli armamenti. La maggioranza della Commissione ritiene infatti che un regime di riesportazione troppo restrittivo potrebbe dissuadere alcuni Paesi dall’acquistare materiale bellico dalla Svizzera se si impedisce loro di disporne liberamente una volta che non ne hanno più bisogno. Tuttavia, la Svizzera deve mantenere un’importante base tecnologica e industriale in materia di sicurezza (BTIS) se intende continuare a garantire la propria difesa autonomamente. Per la maggioranza della Commissione l’allentamento delle condizioni di riesportazione contribuisce a mantenere una BTIS forte. Per la minoranza questa modifica non è compatibile con la neutralità. Valuta che si tratti principalmente di un sostegno all’industria dell’armamento, nonché di un tentativo di aggirare il divieto di fornire armi all’Ucraina.
La CPS-S è contraria a una «Lex Ukraine»
La commissione ha rifiutato di sostenere l'iniziativa parlamentare del CPS-N 23.401 con 9 voti favorevoli, 3 contrari e nessuna astensione. L’iniziativa intende modificare l’articolo 18 della legge federale sul materiale bellico (LMB) per rendere nulle le dichiarazioni di non riesportazione se si stabilisce che la riesportazione di materiale bellico verso l’Ucraina è legata alla guerra russo-ucraina. Secondo la maggioranza della Commissione consentire la riesportazione di materiale bellico svizzero soltanto verso l’Ucraina contravviene al principio di parità di trattamento sancito dalla legge sulla neutralità. La minoranza reputa invece che sia giunto il momento per la Svizzera di dimostrarsi solidale con i suoi partner che desiderano riesportare materiale bellico svizzero in Ucraina, dando così il suo contributo alla sicurezza europea.
La Commissione aveva dapprima rifiutato, con 6 voti contro 6, un’astensione e il voto decisivo del presidente, una proposta che invitava a sospendere la discussione su questo tema in attesa di un corapporto della Commissione della politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N). La maggioranza è del parere che la CPE-N potrà esprimersi sugli aspetti concernenti la neutralità nel quadro dei lavori di elaborazione del progetto.
La Commissione ha per contro rifiutato, con 8 voti contro 2, una proposta di iniziativa parlamentare che voleva mettere fuori servizio e restituire alla Germania fino a 30 dei 96 carri armati 87 Leopard dell’Esercito svizzero attualmente dismessi. Per la maggioranza, questi carri armati 87 Leopard rappresentano una riserva strategica che conviene conservare e che deve poter essere utilizzata per equipaggiare interamente i battaglioni di carri armati dell’esercito, nonché come riserva di pezzi di ricambio per la flotta attualmente in servizio. Per la minoranza la Svizzera potrebbe fornire un contributo supplementare alla sicurezza europea rafforzando la capacità di difesa della Germania, che ha fornito un aiuto militare importante all’Ucraina, consegnandole materiale proveniente dalle proprie scorte.
Politica di sicurezza della Svizzera
La Commissione ritiene che il rapporto complementare sulla politica di sicurezza della Svizzera (22.063) – che consente di trarre i primi insegnamenti dalla guerra in Ucraina – costituisca una buona base concettuale per proseguire le discussioni. In linea di principio, accoglie con favore la volontà del Consiglio federale di sondare i settori in cui la cooperazione in materia di sicurezza con la NATO e l’Unione europea può essere rafforzata, nel rispetto della neutralità. La Commissione sostiene il rafforzamento della cooperazione con la NATO, per esempio inviando ufficiali di collegamento negli stati maggiori o partecipando a operazioni di promovimento della pace, oppure aprendo un ufficio di collegamento con la NATO a Ginevra. In precedenza, una delegazione della CPS-S si è recata a Bruxelles il 31 gennaio e il 1° febbraio per discutere con i rappresentanti della NATO e dell’UE sulle opportunità di intensificare la cooperazione in materia di sicurezza.
Infine, la Commissione ha chiesto informazioni sulla situazione attuale in Ucraina e in Kosovo.
Presieduta dal consigliere agli Stati Werner Salzmann (UDC, BE), la Commissione si è riunita a Berna il 3 febbraio 2023. A parte della seduta erano presenti i consiglieri federali Viola Amherd, Guy Parmelin e Ignazio Cassis, responsabili rispettivamente del DDPS, del DEFR e del DFAE.