L'idea di un aiuto finanziario dello Stato per agevolare la partenza anticipata dalla vita attiva delle persone con bassi redditi è stata abbandonata con 13 voti contro 12, grazie al voto decisivo del presidente della commissione Jürg Stahl (UDC/ZH). Si tratta di un risultato che lascia presagire dibattiti animati nel plenum nella sessione di marzo.
Inversione di marcia
Questa decisione costituisce un'inversione di marcia rispetto alla linea scelta in gennaio. Allora la commissione aveva aperto una breccia, in caso di pensionamento anticipato, in favore di una riduzione della rendita in funzione del reddito. Essa non si era tuttavia ancora pronunciata sulla questione del finanziamento. (05.093 )
Ed è proprio su questo punto che il progetto è inciampato. L'esigua maggioranza della commissione ha ritenuto che gli 800 milioni di risparmi previsti dal progetto - di cui 620 grazie all'aumento dell'età di pensionamento delle donne a 65 anni - erano necessari per garantire la salute finanziaria dell'AVS, ha spiegato ai media Jürg Stahl. Dopo la seduta di gennaio, è affiorato un "certo malessere" circa le conseguenze pecuniarie, ha aggiunto.
Non vi è dunque motivo di reinvestire questa somma in provvedimenti sociali per il pensionamento flessibile. Oltre i 620 milioni di franchi legati al pensionamento a 65 anni delle donne, la sinistra avrebbe voluto un'iniezione di 400 milioni o, addirittura, di 800. Tuttavia, anche la variante minima di 130 milioni di franchi proposta dal PPD - finanziariamente neutrale - è stata respinta.
Rendita-ponte affossata
Come atteso, anche il principio di rendita-ponte per certe categorie della popolazione (beneficari di rendite AI, disoccupati giunti alla fine del diritto alle quote), elaborato dal consigliere federale Pascal Couchepin, non ha trovato grazia nella commissione (05.094 ). Su questo punto, essa ha respinto l'entrata in materia con 9 voti contro 4 e 10 astenuti.
L'aumento a 65 anni dell'età di pensionamento delle donne è invece stato facilmente accolto, con 15 voti contro 10. Lo stesso dicasi del termine transitorio di cinque anni che prevede un tasso di riduzione della rendita meno importante per i sessantenni colpiti immediatamente dal nuovo regime. Il meccanismo inteso a frenare l'adattamento delle rendite al costo della vita è pure stato adottato senza difficoltà.
Rischio di stallo
Jürg Stahl ha ammesso che, con questo progetto, la commissione assume un "certo rischio". La vicepresidente Thérèse Meyer (PPD/FR) non si fa soverchie illusioni: "in questo modo sarà difficile giungere in porto". La Meyer ha espresso il timore che, in mancanza di un compromesso a questo stadio, una soluzione non sarà mai trovata per l'11.ma revisione dell'AVS. (06.107 )
Combattuto dalla sinistra, il primo progetto della riforma aveva nettamente mancato l'obiettivo davanti al popolo nel maggio del 2004. Già allora, la maggioranza borghese del parlamento non aveva voluto sostenere finanziariamente il pensionamento flessibile, limitando a proporre il pensionamento a 65 anni per le donne.
Alla luce delle preoccupazioni in cui la commissione si dibatte, quest'ultima non poteva fare altro che bocciare, con 16 voti contro 8, l'iniziativa popolare dell'USS che chiede la concessione di una rendita completa a partire dai 62 anni per tutti i redditi inferiori ai 120'000 franchi. Anche il Consiglio federale raccomanda di respingere questo progetto.
15 febbraio 2008