Diversamente dall'Ue, i gestori di piattaforme di comunicazione in Internet (come Google o Facebook) in Svizzera non dovrebbero pagare ai giornalisti un compenso per il loro lavoro. Ritornando su una sua precedente decisione, la Commissione della scienza, dell'educazione e della cultura del Consiglio degli Stati (CSEC-S) ha stabilito all'unanimità di stralciare questa disposizione dalla revisione della Legge sul diritto d'autore attualmente al vaglio del Parlamento.

(17.069) In una prima riunione risalente al febbraio scorso, la commissione aveva stabilito che per un periodo di 10 anni gli editori di media disponessero nei confronti degli offerenti commerciali di servizi elettronici il diritto esclusivo di mettere a disposizione tutta o parte della loro produzione mediatica.

Gli offerenti avrebbero tuttavia potuto pubblicarne singole parole senza un significato giornalistico proprio insieme al link che consente agli utenti di accedere direttamente alla pubblicazione originale.

Secondo il presidente della CSEC-S, Ruedi Noser (PLR/ZH), se anche in un primo momento questa soluzione sembrava sensata anche alla luce delle difficoltà che attanagliano i media, a un secondo esame ci è sembrato che un simile cambiamento, in linea con quanto deciso a Bruxelles, potesse «essere controproducente».

Le piattaforme potrebbero infatti, facendo ricorso per esempio a dei robot, rendere più difficile la ricerca di certi contenuti sul web, e ciò a spese degli editori.
La CSEC-S ha quindi deciso di soprassedere dopo un incontro con i rappresentanti di alcune piattaforme in Svizzera, come Google, e di attendere gli sviluppi della situazione in seno all'Unione europea.

A metà aprile, l'Ue ha adottato nuove regole circa la protezione del diritto d'autore nell'era digitale. Gli Stati membri avranno due anni di tempo per adeguarsi. La riforma prevede la possibilità (non l'obbligo) per gli editori di negoziare accordi con le piattaforme come Google o Facebook per farsi pagare l'utilizzo dei contenuti. Gli introiti dovranno essere condivisi con i giornalisti. I link restano liberi e gratuiti.

Visto l'aspetto controverso di questa decisione, la CSEC-S preferisce attendere gli sviluppi in Europa per farsi un'idea più chiara, anche dei problemi giuridici che potrebbero sorgere da questa disposizione. Per questo ha elaborato un postulato in cui incarica il Consiglio federale di esaminare gli sviluppi a livello continentale, tenendo conto in particolare della situazione degli editori e dei giornalisti, ha sottolineato Noser.

Il Consiglio nazionale, che ha trattato la legge lo scorso dicembre, aveva bocciato una proposta della sinistra di far passare alla cassa le grandi piattaforme per indennizzare i media e i giornalisti.

Alberghi e ospedali, nessuna esenzione

Diversamente dalla Camera del popolo, la CSEC-S non vuole esonerare dal pagamento dei diritti d'autore alberghi, appartamenti di vacanza, ospedali o prigioni, ha specificato Noser.

Il Nazionale si era invece espresso per estendere anche a questi luoghi la nozione di «uso privato» di un'opera «dinanzi a un gruppo ristretto di persone».

Musica da film, no compenso in principio

Circa la regolamentazione in materia di video a richiesta, la CSEC-S vuole esentare la musica nei film dall'obbligo del compenso. In questo modo, s'intende preservare il modello attuale secondo cui, su mandato dei musicisti, già oggi si svolgono trattative tra le società di gestione e le piattaforme di video a richiesta. Tale versione contrasta col disegno del Consiglio federale e del Nazionale.

La Commissione propone poi che per legge le biblioteche, gli istituti d'insegnamento, i musei, le collezioni e gli archivi pubblici o accessibili al pubblico non sottostiano all'obbligo di compenso se le loro remunerazioni servono unicamente a coprire i costi d'esercizio.