Mandato di negoziazione del Consiglio federale per un accordo di libero scambio tra la Svizzera e la Repubblica popolare cinese
La Commissione della politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N) ha approvato il mandato di negoziazione su un accordo di libero scambio sino-elvetico subordinandolo a due condizioni. Ha inoltre esaminato approfonditamente la rete esterna del DFAE e ha ascoltato alcuni rappresentanti dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero. Infine, dopo aver valutato attentamente la questione delle società di sicurezza private, ha accolto una mozione della commissione omologa del Consiglio degli Stati sulle basi legali per la conclusione di trattati internazionali da parte del Consiglio federale.

1. Mandato di negoziazione per un accordo di libero scambio tra la Svizzera e la Repubblica popolare cinese

Nel quadro di una consultazione secondo l’articolo 152 capoverso 3 LParl, la Commissione ha discusso il mandato di negoziazione del Consiglio federale in vista di un accordo di libero scambio tra la Svizzera e Repubblica popolare cinese. Con la sua conclusione il Governo intende creare condizioni quadro stabili e prevedibili per gli scambi economici con la Cina ed eliminare quanto più possibile gli ostacoli al commercio.

La Commissione ha approvato senza opposizioni gli orientamenti di massima del mandato di negoziazione, considerando che l’accordo in questione permetterà di dinamizzare i rapporti economici con la Cina e avrà dunque notevoli vantaggi per entrambe le parti in termini di crescita e di occupazione.

Nel corso della deliberazione, la maggioranza della Commissione ha espresso il desiderio di attribuire maggiore importanza a due aspetti, nell’ambito del mandato di negoziazione. Con 13 voti contro 11 ha così adottato una proposta che chiede d’integrare nell’accordo un capitolo riguardante la sostenibilità. In questo modo si dovrebbe garantire, da una parte, che il Consiglio federale si attenga alle cosiddette buone pratiche previste dagli accordi di libero scambio conclusi da altri Stati e, dall’altra, che tale accordo tenga conto anche di aspetti ecologici e sociali. La preoccupazione principale riguarda il rispetto, da parte di entrambi i partner, delle norme fondamentali del lavoro dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL). La CPE-N ha inoltre adottato, con 23 voti favorevoli e 1 astensione, una proposta che chiede che le commissioni della politica estera siano informate tempestivamente sulle implicazioni dell’accordo nel settore agricolo.

2. Rete esterna del DFAE

Il 17 maggio 2010 la CPE-N aveva già svolto una discussione preliminare sulla gestione del personale e sulla rete esterna del DFAE e aveva deciso di rinviare il dibattito soprattutto in vista della sua partecipazione all’elaborazione della strategia futura della rete esterna. Nel corso della seduta del 15 novembre 2010 la Commissione ha esaminato il rapporto sulla politica nei confronti degli Svizzeri all’estero, che il Consiglio federale ha presentato in adempimento del postulato depositato dal consigliere agli Stati Filippo Lombardi (04.3571 La Quinta Svizzera come legame con il mondo). Nel corso delle discussioni la CPE-N ha consultato Jacques-Simon Eggly, presidente dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE), e Rudolf Wyder, direttore dell’OSE. Entrambi hanno ritenuto che il rapporto del Consiglio federale fornisse una buona panoramica della situazione attuale; tuttavia, hanno precisato che si dovevano adottare misure concrete per rafforzare la politica della Confederazione nei confronti degli Svizzeri all’estero, parere condiviso peraltro anche dalla Commissione. La CPE-N è inoltre favorevole alla decisione del Consiglio federale di incaricare un gruppo di lavoro interdipartimentale di valutare l’eventualità di una base legale unica per assicurare una politica coerente in materia. La Commissione desidera continuare a seguire gli sviluppi della rete esterna del DFAE e discutere approfonditamente i primi risultati del gruppo di lavoro nel corso del prossimo trimestre.

3. Società di sicurezza private in Svizzera: recente evoluzione

La CPE-N ha inoltre esaminato gli ultimi sviluppi delle società di sicurezza private presenti in Svizzera. Si tratta in particolare di conoscere le implicazioni giuridiche dell’installazione di tali società nel nostro Paese e le conseguenze sulla politica estera. La maggioranza della Commissione si è detta estremamente preoccupata per le dinamiche più recenti e sostiene che il Consiglio federale debba essere incaricato di legiferare in materia al fine di preservare la sovranità dello Stato per quanto concerne l’impiego della forza. La Commissione ha tuttavia deciso, con 21 voti favorevoli e 1 astensione, di sospendere l’esame di una proposta per impedire l’installazione di società di sicurezza private in Svizzera fino alla pubblicazione, entro la fine dell’anno, del relativo rapporto annunciato dal Consiglio federale. In questa occasione la CPE-N si è inoltre soffermata sul codice di buona condotta al quale hanno aderito diverse società di sicurezza private all’inizio di novembre.

4. 10.3354 s Mo. Base legale per la conclusione di trattati internazionali da parte del Consiglio federale

Con 11 voti contro 10 e 3 astensioni, la CPE-N ha approvato una mozione della commissione omologa del Consiglio degli Stati. La maggioranza della Commissione, che sostiene gli obiettivi dell’intervento, ritiene che non vi debba essere la possibilità di scavalcare le competenze del Parlamento, come è avvenuto per l’accordo con UBS. Inoltre, ritiene necessario valutare un’eventuale modifica delle disposizioni che disciplinano la competenza del Consiglio federale in materia di conclusione di trattati internazionali.

La minoranza della Commissione non vede alcuna necessità d’intervento in questo campo, tanto più che una mozione dal tenore analogo (10.3366), depositata dalla Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio nazionale, è ancora pendente dinanzi al Consiglio degli Stati. Inoltre, ritiene che la mozione della CPE-S non affronti il vero problema, vale a dire il fatto che i trattati internazionali abbiano talvolta effetti diversi rispetto a quelli auspicati.

5. Istituzione nazionale per i diritti dell’uomo e Consiglio dei diritti dell’uomo dell’ONU

La Commissione ha valutato lo stato dei lavori relativi alla creazione di un ente nazionale per i diritti dell’uomo. Lo scorso settembre è stata scelta come progetto pilota la proposta presentata dalle università di Berna, Friborgo, Neuchâtel e Zurigo in collaborazione con altri centri. L’istituzione avrà lo scopo di rafforzare le capacità della Svizzera di rispettare i diritti dell’uomo offrendo informazioni e consulenza, nonché una piattaforma per promuovere il dialogo e lo scambio.

La Commissione si è inoltre occupata delle relazioni tra la Svizzera e il Consiglio dei diritti dell’uomo (CDU) delle Nazioni Unite. In particolare ha prestato attenzione al funzionamento del meccanismo di esame generale e agli ultimi sviluppi sull’attuale processo di riforma del CDU.

6. Altri oggetti

La Commissione ha infine deciso, con 10 voti contro 7 e 3 astensioni, di non dare seguito a una petizione sulla situazione della popolazione tamil in Sri Lanka (10.2017 s). Ritiene infatti che la Svizzera sia molto attiva in questo campo e che pertanto le richieste della petizione risultino già soddisfatte. Infine, la CPE-N ha valutato i lavori relativi alla Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate e lo stato dei disordini nella regione del Sahara occidentale.

 

Presieduta dalla consigliera nazionale Christa Markwalder (RL/BE), la CPE-N si è riunita a Berna il 15 e 16 novembre 2010, alla presenza dei consiglieri federali Micheline Calmy-Rey e Johann Schneider-Ammann.

 

Berna, 16 novembre 2010 Servizi del Parlamento