La Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati (CSSS-S) conferma le decisioni sostanziali del proprio Consiglio destinate a garantire il livello delle rendite nel progetto di riforma della previdenza per la vecchiaia 2020. Respinge all’unanimità il meccanismo di intervento deciso dal Consiglio nazionale che potrebbe portare l’età di riferimento a 67 anni.

Una delle maggiori divergenze nella riforma della previdenza per la vecchiaia 2020 (14.088 s) riguarda la compensazione della diminuzione delle rendite dovuta alla riduzione dell’aliquota minima di conversione nel secondo pilastro. La Commissione ha esaminato approfonditamente il modello con il quale il Consiglio nazionale intende compensare completamente le perdite nel secondo pilastro. Al riguardo la Commissione ha chiesto all’Amministrazione un rapporto inviato per parere ai rappresentanti dei datori di lavoro, dei sindacati, delle organizzazioni delle arti e mestieri e agli agricoltori.

La maggioranza della Commissione è arrivata alla conclusione che i vantaggi del modello deciso dal Consiglio degli Stati prevalgono nettamente e propone con 8 voti contro 5 di mantenerlo. Ritiene che il supplemento di 70 franchi sulla rendita AVS e l’aumento del tetto massimo per i coniugi dal 150 al 155 per cento siano subito percepibili positivamente da tutti i nuovi beneficiari. Inoltre il modello del Consiglio degli Stati è molto più economico di quello del Consiglio nazionale, secondo quanto indicato nel relativo rapporto (24 mia. di fr. in 13 anni).

Due minoranze propongono di rinunciare all’aumento di 70 franchi e di migliorare invece in altro modo le prestazioni. Una propone per gli assicurati del secondo pilastro una deduzione di coordinamento più bassa combinata con un periodo transitorio più lungo. A complemento di questa proposta, l’altra minoranza intende inoltre agevolare il pensionamento anticipato agli assicurati con reddito basso o medio che hanno iniziato presto l’attività lavorativa. Sono stati inoltre esaminati ulteriori modelli che però sono stati respinti.

Con il voto decisivo del presidente la Commissione propone di adeguare la deduzione di coordinamento nel secondo pilastro al fine di migliorare la previdenza delle persone che hanno un reddito tra i 21 150 e i 55 000 franchi. Ne trarrebbero beneficio soprattutto le donne e le persone che lavorano a tempo parziale. Se il Consiglio degli Stati condivide la proposta, i costi delle misure di compensazione ammonterebbero globalmente a 3,3 miliardi di franchi nel 2030, a paragone dei 4,5 miliardi del modello del Consiglio nazionale.

Contro l’aumento automatico dell’età di riferimento

La Commissione propone all’unanimità di rinunciare per il momento al meccanismo di intervento deciso dal Consiglio nazionale. Il meccanismo potrebbe causare un aumento automatico dell’età di riferimento a 67 anni se l’AVS dovesse venirsi a trovare in una situazione di dissesto finanziario e non si riuscisse a risanarla con misure politiche. La Commissione si rende conto che di fronte all’aumento della speranza di vita il dibattito su un aumento dell’età di riferimento deve essere affrontato in una futura revisione dell’AVS ma nell’ottica della votazione popolare non sarebbe politicamente saggio gravare la riforma attuale con un’eventuale età di riferimento di 67 anni. La Commissione propone all’unanimità di mantenere la soluzione del Consiglio degli Stati che incarica il Consiglio federale di sottoporre al Parlamento le misure necessarie a stabilizzare la situazione finanziaria se si dovesse profilare un calo del fondo di compensazione AVS al di sotto dell’80 per cento delle uscite annue entro i prossimi tre anni.

Per quanto concerne il finanziamento dell’AVS, la Commissione auspica all’unanimità che l’IVA venga aumentata di un punto percentuale (2018: 0,3 %; 2021: 0,3 % e 2025: 0,4 %) e dunque raggiunga l’8,7 per cento in totale. Gli 0,6 punti percentuale decisi dal Consiglio nazionale non sono sufficienti per mantenere l’equilibrio finanziario dell’AVS entro il 2030. Anche per quanto concerne il contributo della Confederazione la Commissione propone all’unanimità di mantenerlo al 19,55 per cento delle uscite annue dell’assicurazione. Il Consiglio nazionale aveva proposto di aumentarlo al 20,0 per cento, cosa che avrebbe gravato la cassa della Confederazione di ulteriori 270 milioni di franchi.

Nessun taglio ai diritti alle rendite per le persone vedove

All’unanimità la Commissione propone di non modificare il diritto vigente per quanto concerne le rendite per le persone vedove e gli orfani. Secondo la Commissione l’evoluzione sociale non è ancora così avanzata da limitare in particolare il diritto alla rendita per le persone vedove. Il Consiglio nazionale aveva limitato il diritto alla rendita alle persone vedove che al momento del decesso del coniuge hanno un figlio di età inferiore ai 18 anni oppure un figlio agli studi di età inferiore ai 25 anni oppure che si occupano di un figlio bisognoso di cure. In seno alla Commissione è stato inoltre fatto notare che con l’aumento dell’età di pensionamento a 65 anni le donne contribuiscono già in modo considerevole alla riforma. Attualmente gravare ulteriormente le donne non trova una maggioranza.

Contro l’abrogazione delle rendite per i figli

Con 10 voti contro 0 e due astensioni la Commissione ha respinto la decisione del Consiglio nazionale che prevedeva non versare più nuove rendite per i figli ai beneficiari di rendite di vecchiaia. La Commissione ha convenuto che prima di decidere un tale intervento nelle rendite bisognerebbe ricercare in modo più approfondito quali siano le condizioni economiche dei beneficiari interessati e avviare una procedura di consultazione. Inoltre per il progetto l’abrogazione della rendita per i figli per i beneficiari di una rendita AVS costituirebbe un’ipoteca a livello politico.

Per quanto riguarda altre differenze la Commissione propone di seguire il Consiglio nazionale. Si delinea un accordo tra le Camere in particolare per quanto concerne la previdenza per la vecchiaia per le persone impiegate nel settore della cultura e altri salariati che cambiano frequentemente impieghi a tempo limitato.

Basi legali per la sorveglianza degli assicurati

Con sentenza del 18 ottobre 2016, la Corte europea dei diritti dell’uomo deplora che in Svizzera manchi una base legale precisa e dettagliata per la sorveglianza degli assicurati. All’unanimità, la Commissione ha deciso di presentare un’iniziativa per colmare rapidamente questa lacuna. In questo modo le Camere potrebbero licenziare la necessaria disposizione al più presto nella sessione autunnale 2017.

Presieduta dal consigliere agli Stati Konrad Graber (PPD, LU), la Commissione si è riunita a Berna il 24/25 ottobre e l’8 novembre 2016. A parte della seduta era presente il consigliere federale Alain Berset.