La Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale (CIP-N) condanna fermamente la guerra d’aggressione contro l’Ucraina e propone al plenum di adottare una dichiarazione in cui si chiede un cessate il fuoco immediato fra le parti.

Nella sua bozza di dichiarazione (22.023), adottata con 16 voti contro 6 e 2 astensioni, la Commissione ricorda che il rispetto del diritto internazionale è garante della sicurezza collettiva e della coesistenza pacifica fra gli Stati. Lancia un appello alle parti in conflitto affinché rispettino il diritto internazionale umanitario ed esprime solidarietà al popolo ucraino chiedendo che gli sia fornito aiuto umanitario. Chiede inoltre al Consiglio federale di associare la Svizzera alle sanzioni adottate dall’Unione europea contro la Russia. Quale piazza finanziaria importante per i gruppi russi, la Svizzera deve assumersi le sue responsabilità.

Una minoranza della Commissione propone di mantenere una neutralità rigorosa e auspica che il Consiglio nazionale non faccia alcuna dichiarazione.

Mantenimento dello status quo in materia di voto degli stranieri

Con 17 voti contro 8, la Commissione propone di non dare seguito a due iniziative parlamentari volte a concedere il diritto di voto agli stranieri. La prima, presentata dal gruppo dei Verdi, chiede che gli stranieri che soggiornano legalmente in Svizzera da cinque anni ottengano il diritto di voto e di eleggibilità a livello federale (21.405); la seconda, depositata dal consigliere nazionale Mustafa Atici (S, BS), chiede che i diritti politici completi a livello comunale siano concessi a tutti gli stranieri al più tardi dopo cinque anni di soggiorno in Svizzera (21.414). In entrambi i casi, la Commissione non ritiene necessario modificare la legislazione. Infatti, gli stranieri residenti in Svizzera che desiderano partecipare alla vita democratica hanno la possibilità di chiedere la naturalizzazione. D’altronde, solo una minoranza dei Cantoni prevede il diritto di voto a livello cantonale o comunale e non si riscontra una tendenza favorevole a un’estensione di questo diritto. La diversità dei disciplinamenti fra i Cantoni mostra che è giusto lasciare loro libertà di decisione in questa materia.

Una minoranza della Commissione propone invece di dare seguito alle iniziative, poiché ritiene che le persone che risiedono in Svizzera e sono tenute a rispettare le sue leggi devono poter partecipare all’elaborazione di queste ultime nell’ambito del processo democratico.

Presentazione di un intervento parlamentare da parte di più deputati

All’Assemblea federale gli interventi parlamentari possono essere presentati da una commissione parlamentare, un gruppo parlamentare o un deputato. La Commissione intende ora modificare la legge sul Parlamento in modo che un intervento possa essere depositato congiuntamente da più autori e ha pertanto deciso all’unanimità di presentare una pertinente iniziativa di commissione (22.406). Essa ritiene sensato, per snellire le procedure, che un intervento parlamentare possa essere presentato da più deputati, in particolare di altri gruppi parlamentari; si ovvierebbe in tal modo alla situazione attuale in cui i deputati presentano in parallelo diversi interventi dello stesso tenore.

Parlamentari in congedo di paternità

Se le deputate dell’Assemblea federale si trovano in congedo di maternità, hanno diritto alle indennità giornaliere perse e figurano come scusate negli elenchi delle votazioni nel rispettivo Consiglio. In seguito all’introduzione di un congedo di paternità questo disciplinamento deve ora valere anche per i padri. Affinché le norme corrispondenti possano essere adottate senza indugio, la Commissione presenterà proposte concernenti la capacità d’intervento del Parlamento in situazioni di crisi (20.437/20.438), che saranno trattate dal Consiglio nazionale nella sessione primaverile.

No all’iniziativa legislativa a livello federale

La Commissione non ritiene necessario completare lo strumentario della democrazia diretta a livello federale. Con 13 voti contro 9 e 1 astensione, si è espressa contro l’introduzione dell’iniziativa legislativa, come proposto dall’iniziativa parlamentare 21.423 della consigliera nazionale Gabriela Suter (S, AG). L’iniziativa non precisa come si dovrebbe strutturare concretamente tale strumento. Secondo la Commissione, sarebbe pressoché impossibile elaborare l’iniziativa legislativa in modo che sia facilmente applicabile nella prassi. Nella verifica della costituzionalità si dovrebbe, ad esempio, anche chiarire se vi è una competenza della Confederazione. Verosimilmente, a questo proposito dovrebbe essere chiamato in causa il Tribunale federale, ciò che comporta uno spostamento sul piano giuridico dei diritti popolari. Gli autori potrebbero anche essere tentati di utilizzare lo strumento dell’iniziativa legislativa per evitare la maggioranza dei Cantoni sebbene la costituzionalità della loro richiesta non sia molto chiara. La minoranza della Commissione ritiene invece che lo strumento dell’iniziativa legislativa consentirà agli elettori di partecipare in modo differenziato alle decisioni, in quanto non dovranno presentare richieste dettagliate a livello costituzionale.

L’invocazione divina rimane nel preambolo della Costituzione

La Commissione vede nell’invocazione a Dio presente nel preambolo della Costituzione federale primariamente un segno di umiltà, ovvero il riconoscimento di non essere onnipotenti. L’invocazione divina rappresenta un elemento tradizionale della nostra Costituzione federale, che non va inteso in senso cristiano stretto. La Commissione respinge pertanto, con 14 voti contro 6 e 2 astensioni, l’iniziativa parlamentare (21.419) del consigliere nazionale Fabian Molina (S, ZH), secondo la quale l’invocazione divina dev’essere stralciata dalla Costituzione federale. La minoranza ritiene che l’idea di umiltà e modestia possa essere espressa anche in altro modo evitando di invocare il divino.

Nessuna modifica alla maggioranza dei Cantoni

Una modifica costituzionale può essere attuata soltanto se è accettata dalla maggioranza dei votanti e da quella dei Cantoni. La Commissione respinge con 14 voti contro 10 la proposta di indebolire la maggioranza dei Cantoni come suggerito dall’iniziativa legislativa del gruppo dei Verdi (20.484). Secondo quest’ultima un oggetto approvato dalla maggioranza del Popolo può essere bocciato soltanto se è respinto almeno dalla maggioranza qualificata di 15,5 Cantoni. La Commissione ritiene che un principio essenziale del federalismo e del sistema politico svizzeri risieda in generale nell’equivalenza dei Cantoni, indipendentemente dalla loro grandezza. Questo sistema calibrato di protezione delle minoranze non va cambiato. Secondo la minoranza, invece, a causa della diversa evoluzione demografica nei Cantoni occorre rafforzare il principio democratico a favore del principio del federalismo.

Nessun inasprimento in materia di contingenti per i cittadini di Stati terzi

Con 17 voti contro 7, la Commissione propone di non dare seguito a un’iniziativa parlamentare del consigliere nazionale Yves Nidegger (V, GE) intesa a precisare nella legge che i permessi di soggiorno per i casi di rigore rilasciati da un Cantone sono inclusi nel contingente annuale di permessi di soggiorno per cittadini di Stati terzi a disposizione di questo Cantone (21.433). La Commissione ritiene che questa iniziativa sia controproducente, poiché potrebbe rendere più complicata la ricerca di manodopera qualificata proveniente da Stati terzi per le imprese, senza peraltro influire sul numero di stranieri che si trovano in Svizzera.

Una minoranza propone di darvi seguito.

La nozione di rifugiato non sarà ridefinita

Con 17 voti contro 7, la Commissione propone di non dare seguito all’iniziativa parlamentare 21.420 n del consigliere nazionale Jean-Luc Addor (V, VS) che chiede di ridefinire la nozione legale di rifugiato nel senso che non siano considerati tali coloro che sono transitati attraverso uno Stato sicuro nel quale hanno o avrebbero potuto depositare una domanda d'asilo. La Commissione ritiene importante che la Svizzera rispetti il diritto internazionale e agisca in modo conforme al sistema di Schengen/Dublino. Non deve nemmeno rinunciare alla sua tradizione umanitaria.

Una minoranza propone di dare seguito all’iniziativa parlamentare.

Presieduta dal consigliere nazionale Marco Romano (M-E, TI), la Commissione si è riunita a Berna il 24 e 25 febbraio 2022.