Con 8 voti contro 3 e 2 astensioni la Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati (CIP-S) ha accolto l’iniziativa parlamentare (21.504) presentata dalla sua omologa del Consiglio nazionale che chiede di adeguare la legge federale sugli stranieri e la loro integrazione (LStrI) allo scopo di migliorare la situazione delle vittime di violenza domestica dal profilo del rilascio o della proroga del permesso di dimora.

Attualmente la LStrI prevede che, dopo lo scioglimento del matrimonio o della comunità familiare, il diritto del coniuge e dei figli al rilascio e alla proroga del permesso di dimora sussiste segnatamente quando il coniuge è stato vittima di violenza nel matrimonio. Spetta tuttavia alla vittima provare che la violenza è stata commessa, è durata per un certo periodo ed è stata di una certa intensità.

Al pari della sua omologa, la CIP-S ritiene che la soglia richiesta per provare l’esistenza della violenza domestica debba essere abbassata per evitare che le vittime rimangano con il proprio coniuge violento per paura di perdere il permesso di dimora non avendo potuto dimostrare l’esistenza di violenze di un’intensità e una durata sufficienti.

Abbandono del progetto concernente la naturalizzazione agevolata dei partner registrati

Nel 2016, dando seguito a numerose iniziative parlamentari, il Consiglio nazionale aveva approvato un progetto di revisione della Costituzione e della legge sulla cittadinanza per permettere agli stranieri che convivono in un regime di unione domestica registrata di accedere alla naturalizzazione agevolata, come accade agli stranieri uniti in matrimonio (13.418/13.419/13.420/13.421/13.422). Le due Camere avevano in seguito sospeso la trattazione di quest’oggetto in attesa di conoscere le sorti del progetto «Matrimonio civile per tutti» (13.468). Quest’ultimo è stato accolto nella votazione popolare del 26 settembre 2021, motivo per cui le Camere devono ora decidere se sia opportuno mantenere il progetto «Equiparare le unioni domestiche registrate e il matrimonio nella procedura di naturalizzazione». Incaricata della questione e dopo aver svolto una deliberazione di dettaglio, la CIP-S ritiene che il progetto non si giustifichi più dal momento che i partner registrati hanno oramai la possibilità di unirsi in matrimonio e di avere quindi accesso alla naturalizzazione agevolata. Il progetto in questione tornerebbe dunque a vantaggio soltanto di una piccola minoranza, ossia dei partner registrati che non desiderano convertire la loro unione in matrimonio. Con 9 voti contro 3, rispettivamente 8 voti contro 3, la Commissione propone alla sua Camera di non entrare in materia sul progetto. Una minoranza della Commissione è del parere che la necessità di legiferare persista, dal momento che la disparità di trattamento tra partner registrati e coppie sposate in materia di accesso alla naturalizzazione esiste ancora.

Divieto per l’Amministrazione di accettare sponsorizzazioni

Con 5 voti contro 5 e 2 astensioni, con il voto decisivo del presidente, la Commissione ha dato seguito all’iniziativa parlamentare presentata dal consigliere agli Stati Thomas Minder (SH) intesa a vietare all’Amministrazione e alle autorità della Confederazione di accettare sponsorizzazioni, ad esempio per eventi quali l’Esposizione universale, attività o pubblicazioni (20.488 s Iv. Pa. Minder. Divieto per la Confederazione di accettare sponsorizzazioni). La Commissione ritiene che anche se l’Amministrazione, in particolare il DFAE e il DDPS, si è sforzata di evitare che situazioni discutibili si ripetano in futuro, segnatamente emanando direttive sulle sponsorizzazioni, non è accettabile che attività della Confederazione siano sponsorizzate da privati, tanto più che i dipartimenti interessati non dipendono da simili contributi finanziari esterni.

Titoli delle leggi: mantenere lo status quo

Con 6 voti contro 2 la Commissione non ha aderito alla decisione della sua omologa del Consiglio nazionale di dare seguito all’iniziativa parlamentare presentata dal consigliere nazionale Jürg Grossen (GL, BE), secondo la quale il titolo di una legge deve corrispondere al suo contenuto, persino nel caso in sui il Parlamento ha apportato modifiche sostanziali al progetto iniziale (20.462). Secondo la Commissione, infatti, una modifica legislativa non è opportuna dato che le attuali disposizioni legali consentono già di garantire che il titolo di una legge corrisponda al suo contenuto, e questo anche ai fini della procedura parlamentare.

Nessuna necessità di modificare il diritto di accesso dei parlamentari ai documenti delle commissioni

Con 9 voti contro 2 la Commissione non ha aderito alla decisione della sua omologa del Consiglio nazionale di dare seguito all’iniziativa parlamentare presentata dal consigliere nazionale Matthias Jauslin (20.461 «Garantire finalmente che tutti i membri dell'Assemblea federale abbiano accesso a tutti i documenti delle commissioni»). La Commissione non ritiene infatti auspicabile, per motivi concernenti la tutela del segreto delle commissioni, che tutti i deputati abbiano accesso ai documenti relativi agli affari interni di queste ultime.

Presieduta dal consigliere agli Stati Mathias Zopfi (GL, G), la Commissione si è riunita a Berna il 10 gennaio 2022.