La Commissione della politica estera del Consiglio degli Stati (CPE-S) chiede che il Patto dell’ONU per la migrazione sia sottoposto al Parlamento per approvazione. Con 6 voti contro 5 ha adottato una pertinente mozione commissionale (18.4106), aderendo in tal modo alle decisioni delle Commissioni delle istituzioni politiche.

Il 10 ottobre il Consiglio federale ha deciso di approvare con una dichiarazione il Patto dell’ONU per la migrazione, che sarà adottato in occasione di una conferenza dei capi di Stato e di Governo prevista per il 10 e l’11 dicembre a Marrakech. La CPE-S è stata consultata dal Consiglio federale in merito a questo progetto, conformemente all’articolo 152 capoverso 3 della legge sul Parlamento. La discussione è stata incentrata sui vantaggi e gli svantaggi del Patto per la Svizzera, sul suo carattere vincolante dal profilo giuridico e sulla questione del ruolo che deve spettare al Parlamento riguardo alla decisione di sottoscriverlo.

Con 6 voti contro 5 la Commissione ha adottato una mozione commissionale che incarica il Consiglio federale di non approvare il Patto dell’ONU per la migrazione come previsto, bensì di sottoporre al Parlamento la proposta di approvazione nella forma di decreto federale; cfr. le mozioni di identico tenore della CIP-S (18.4203s) e della CIP-N (18.4093n).

La maggioranza della Commissione ritiene che una decisione di simile portata non debba essere presa senza coinvolgere il Parlamento e non presenti particolare urgenza. Alcuni membri della Commissione temono inoltre che il Patto alimenti aspettative a livello internazionale che in futuro avranno ripercussioni negative per la Svizzera. A loro avviso il Patto contiene richieste che sono per lo meno poco chiare o incompatibili con la legislazione svizzera e pertanto ne respingono una sottoscrizione da parte della Svizzera.

Una minoranza della Commissione si è detta contraria alla mozione commissionale poiché ritiene che l’approvazione del patto spetti al Consiglio federale e rappresenti un primo passo non vincolante per una normativa internazionale in quest’ambito. A suo avviso le sfide globali come quelle rappresentate dalla migrazione possono essere affrontate e risolte soltanto a livello multilaterale e il Patto deve servire a dimostrare l’impegno della Svizzera contro le tendenze isolazionistiche. 

Per quanto riguarda la discussione relativa alla cosiddetta «soft law», la Commissione ha adottato all’unanimità un postulato che incarica il Consiglio federale di presentare entro sei mesi un rapporto sul ruolo crescente della cosiddetta «soft law» nelle relazioni internazionali nonché sugli ulteriori sviluppi internazionali dovuti alle connessioni globali e il conseguente subdolo indebolimento dei diritti democrati dei Parlamenti di essere coinvolti tempestivamente in tali questioni. Il rapporto dovrà chiarire in particolare le ripercussioni di questi sviluppi per la Svizzera e l’eventuale necessità di riforma dell’articolo 152 della legge sul Parlamento. La Commissione intende legiferare il prossimo anno, dopo aver sentito le cerchie scientifiche e discusso il rapporto.

Altri temi

Come la sua omologa del Consiglio nazionale, la CPE-S ha esaminato l’attuale situazione della candidatura della Svizzera a un seggio nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per il periodo 2023/2024. Alla presenza del consigliere federale Ignazio Cassis, capo del Dipartimento federale degli affari esteri, la Commissione ha preso atto dell’iter del processo di candidatura e delle tappe che rimangono da superare. La discussione si è incentrata sulla comunicazione al pubblico da parte del Consiglio federale in merito a questa candidatura, sulla compatibilità fra il principio di neutralità della Svizzera e l’adesione al Consiglio di sicurezza e sul coinvolgimento dell’Assemblea federale nella definizione delle posizioni svizzere nell’ambito di quest’ultimo. La Commissione ha annunciato l’intenzione di presentare un intervento per incaricare il Consiglio federale di coinvolgere il Parlamento nel processo decisionale per l’intera durata dell’adesione a un simile gremio.

Infine la Commissione ha preso atto del primo rapporto di attuazione riguardante la legge federale concernente il blocco e la restituzione dei valori patrimoniali di provenienza illecita di persone politicamente esposte all’estero.