Come va regolamentato l’accesso dei lobbisti al Palazzo del Parlamento? La Commissione delle istituzioni politiche (CIP) del Consiglio nazionale ritiene che vi sia necessità di agire e propende per l’accreditamento dei lobbisti nonché per il completamento del relativo registro con ulteriori informazioni.

​Negli ultimi tempi il pubblico si è posto la domanda su quali lobbisti ottengono l’accesso al Palazzo del Parlamento. La regolamentazione attuale, secondo cui i parlamentari possono chiedere il rilascio di una tessera d’entrata per due persone, è stata più volte criticata. Il Consiglio degli Stati ha reagito alle critiche accogliendo il 14 marzo 2016 un’iniziativa parlamentare del consigliere agli Stati Didier Berberat (NE) con 20 voti contro 17 e un’astensione. Secondo tale iniziativa i lobbisti che desiderano avere accesso al Palazzo del Parlamento devono farsi accreditare (15.438 Iv. Pa. Per una normativa volta a instaurare la trasparenza in materia di lobbismo nel Parlamento federale). Alla Commissione sono inoltre giunte due proposte dai ranghi del Consiglio nazionale: il già consigliere nazionale Andrea Caroni (RL, AR), oggi consigliere agli Stati, ha depositato un’iniziativa parlamentare secondo la quale i lobbisti che dispongono di una tessera d’accesso al Palazzo federale devono indicare nel registro pubblico non solo le imprese di relazioni pubbliche per le quali lavorano, ma anche i committenti per i quali sono attivi a Palazzo federale (15.433 Iv. Pa. Trasparenza sui mandati dei lobbisti a Palazzo federale). Il Gruppo dei Verdi vuole che, oltre alla lista delle autorizzazioni d'accesso permanenti, sia pubblicata anche la lista delle autorizzazioni temporanee d’accesso a Palazzo federale rilasciate dai parlamentari (15.464 Iv. Pa. Trasparenza sui lobbisti. Autorizzazioni d'accesso giornaliere rilasciate dai parlamentari).

La Commissione, cosciente della necessità di agire, ha pertanto proposto con 14 voti contro 9 di dare seguito all’iniziativa Berberat (15.438). In tal modo sarà possibile disciplinare l’accesso dei lobbisti al Palazzo del Parlamento secondo criteri unitari, peraltro ancora da determinare, e fare in modo che l’accesso non dipenda più dalla benevolenza dei singoli parlamentari. Anche la Commissione ritiene che i dati del registro dei lobbisti debbano essere precisati con l’aggiunta di ulteriori informazioni conformemente all’iniziativa Caroni (15.433) e ha così proposto di darle seguito con 14 voti contro 10 e un’astensione. L’iniziativa dei Verdi (15.464), ritenuta superflua e troppo complessa, è invece stata respinta con 18 voti contro 6. Una minoranza si è espressa contro una maggiore regolamentazione in materia di lobbismo, poiché riteneva che in essa fosse insito il rischio della concessione dell’accesso al Palazzo del Parlamento ad ancora più lobbisti.

 

I parlamentari dovrebbero poter assumere collaboratori personali

Il consigliere nazionale Matthias Aebischer (S, BE) auspica che i membri dell’Assemblea federale possano assumere un collaboratore personale con un tasso d’occupazione dell’80 per cento al massimo. La Confederazione assumerebbe tali spese di personale e metterebbe a disposizione un importo forfettario di 10 000 franchi per l’infrastruttura tecnica e le spese del collaboratore (15.445 Iv. Pa. Collaboratori personali per i parlamentari). Questo sistema sostituirebbe l’attuale indennità annua di 33 000 franchi per le spese di personale e di materiale.

Con 12 voti contro 12, un’astensione e il voto decisivo del presidente, la Commissione si è pronunciata a favore di detta iniziativa. Essa ritiene che la qualità del lavoro parlamentare debba essere garantita, poiché si tratta di consentire ai parlamentari di informarsi al meglio per affrontare la forza del Consiglio federale e dell’Amministrazione. A tale scopo i parlamentari necessitano di un maggiore sostegno specialistico. Essi devono poi esercitare la loro funzione di rappresentanza: rispondere alle sempre maggiori domande dei media e dei cittadini senza aiuto è diventato un compito estremamente complicato da gestire. Una minoranza ritiene che il sistema attuale, secondo cui ogni parlamentare può impiegare personale a propria discrezione usando l’importo forfettario di cui dispone, offra maggiore flessibilità. Inoltre i parlamentari, per ottenere chiarimenti, potrebbero far capo all’ampia offerta di prestazioni dei Servizi del Parlamento.

 

Anche il Consiglio degli Stati deve pubblicare i risultati di tutte le votazioni sotto forma di elenco nominativo

La consigliera nazionale Andrea Geissbühler (V, BE) ha chiesto che anche il Consiglio degli Stati pubblichi tutti i risultati delle votazioni sotto forma di elenco nominativo (15.436 Iv. Pa. Elenco nominativo per ogni votazione nel consiglio degli Stati). Per l’autrice dell’iniziativa è inammissibile che il Consiglio degli Stati continui a utilizzare l’elenco nominativo solo per i risultati delle votazioni sul complesso. Con 18 voti contro 5 e un’astensione, la Commissione si è espressa a favore della suddetta opinione e ha fatto riferimento al principio dell’uguaglianza delle Camere federali. Le due Camere dovrebbero pertanto adempiere le medesime esigenze in materia di trasparenza. Una minoranza ritiene tuttavia che ciascuna Camera dovrebbe stabilire autonomamente nel proprio regolamento il modo in cui intende pubblicare i risultati delle proprie votazioni.

 

No al divieto di dissimulazione del proprio viso valido in tutta la Svizzera

Dopo che il 21 gennaio 2016 la Commissione omologa del Consiglio degli Stati si è chiaramente espressa contro l’iniziativa parlamentare che richiedeva il divieto di velo integrale (14.467 Iv. Pa. Wobmann. Divieto di dissimulazione del proprio viso) – accolta in precedenza dalla CIP del Consiglio nazionale – quest’ultima si è ora pronunciata contro l’iniziativa e l’ha respinta con 15 voti contro 9 e un’astensione. La Commissione ha compreso le motivazioni addotte dalla Commissione del Consiglio degli Stati (cfr. il comunicato stampa del 22 gennaio 2016) e ha constatato inoltre che nel frattempo è stata lanciata un’iniziativa popolare che consentirebbe di chiarire la questione. Tuttavia, una minoranza ha ritenuto che il divieto di dissimulazione del proprio viso fosse necessario per mantenere l’ordine pubblico e tutelare la dignità della donna e ha pertanto proposto di accogliere l’iniziativa.

 

La Commissione si è riunita a Berna il 14 e 15 aprile 2016 sotto la presidenza del consigliere nazionale Heinz Brand (V, GR).

 

 

Berna, 15 aprile 2016 Servizi del Parlamento