La Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale (CIP-N) non vuole disciplinare giuridicamente la rappresentanza dei sessi in Consiglio federale e in Parlamento. La Costituzione non prevederà dunque un’equa rappresentanza dei sessi in Consiglio federale. Allo stesso modo i partiti non devono essere obbligati a stilare liste per l’elezione del Consiglio nazionale in cui siano rappresentati entrambi i sessi per almeno un terzo.

​Con 16 voti contro 9 la Commissione ha respinto un’iniziativa parlamentare tesa a completare l’articolo 175 della Costituzione federale in modo tale che, oltre alle diverse regioni e alle componenti linguistiche, in Consiglio federale siano equamente rappresentanti anche i sessi (17.411 Iv. Pa. Graf Maya. Equa rappresentanza dei sessi nel Consiglio federale). Questo non significa tuttavia che la Commissione si sia in qualche modo espressa contro una migliore rappresentanza delle donne nel Governo federale. Si tratta però di una richiesta di politica sociale che non trova collocazione nella Costituzione, contrariamente ai criteri di politica nazionale fondamentali per la coesione dello Stato federale quali le regioni e le componenti linguistiche. Per conseguire una migliore rappresentanza femminile, i partiti devono preparare e appoggiare in modo efficace candidature corrispondenti. Una minoranza della Commissione ritiene che la rappresentanza equilibrata dei sessi sia altrettanto importante della rappresentanza delle regioni e delle lingue e che sia un principio da inserire nella Costituzione.

Con 18 voti contro 5 e un’astensione la Commissione ha respinto un’altra iniziativa parlamentare, che chiedeva di modificare la legge federale sui diritti politici in modo che sulle liste per l’elezione del Consiglio nazionale siano rappresentati entrambi i sessi con almeno un terzo ciascuno per partito. (17.430 Iv. Pa. Arslan. Rappresentanza dei sessi più equilibrata in Parlamento). La Commissione è del parere che i partiti debbano avere carta bianca per la stesura delle proprie liste, in modo da poter scegliere la migliore soluzione in base alle proprie necessità e alla situazione nel proprio Cantone. A volte per le donne è più efficace avere un buon posto sulla lista anziché essere più numerose. Una disposizione giuridica rigida potrebbe addirittura essere controproducente. Secondo una minoranza della Commissione l’esperienza ha dimostrato che non tutti i partiti considerano volontariamente in modo sufficiente entrambi i sessi sulle proprie liste.

Le organizzazioni politiche non devono ricevere sostegni per svolgere attività con i giovani

Benché meno di un anno fa la Commissione omologa del Consiglio degli Stati si fosse espressa chiaramente a favore del principio secondo il quale le organizzazioni politiche devono poter continuare a ricevere dalla Confederazione aiuti finanziari per le loro attività giovanili extrascolastiche, con 13 voti contro 12 la Commissione del Consiglio nazionale ha ribadito la sua precedente decisione di sostenere un’iniziativa che chiede di abolire questi contributi (15.483 Iv. Pa. Rutz Gregor. Nessun sovvenzionamento statale a partiti e organizzazioni politiche). La Commissione continua a ritenere che vadano sostenute soltanto le organizzazioni che si occupano di attività giovanili extrascolastiche senza perseguire scopi politici. In Svizzera non è previsto un finanziamento dei partiti e questo non deve quindi avvenire in modo occulto attraverso il promovimento di attività giovanili. La minoranza della Commissione rileva l’importanza di questi contributi alle sezioni giovanili dei partiti che svolgono un’attività preziosa nel settore della formazione politica.

Controllo della qualità normativa già nell’ambito della procedura di consultazione

Ai fini di una normativa di qualità soddisfacente, la Commissione ritiene opportuno che già in una fase precoce della procedura siano verificate le conseguenze qualitative delle normative previste. Affinché i partecipanti alle consultazioni possano beneficiare di informazioni neutrali, questa verifica dovrebbe essere svolta da un servizio esterno all’Amministrazione. Con 13 voti contro 10 la Commissione approva quindi un’iniziativa parlamentare che va in questa direzione (16.500 Iv. Pa. Knecht. Controllo obbligatorio della qualità normativa già nell’ambito del rapporto esplicativo destinato alla consultazione). La minoranza della Commissione è per contro convinta che la procedura di consultazione è stata pensata così proprio per permettere di procurarsi la necessaria perizia che dovrebbe fornire le informazioni sulle conseguenze della futura normativa. L’introduzione di un nuovo organo di verifica renderebbe la procedura più lunga e complessa e farebbe concorrenza al Parlamento.