La Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale (CIP-N) è contraria a nuove normative riguardanti l’accesso dei lobbisti al Palazzo del Parlamento. Ritiene che non vi sia necessità di legiferare e non entra in materia su un progetto del Consiglio degli Stati volto a ottenere maggiore trasparenza nell’ambito del lobbismo.

​Con 12 voti contro 8 e 3 astensioni la Commissione si esprime contro un progetto approvato l’11dicembre2018 dal Consiglio degli Stati con 25 voti contro 10 (15.438 s Iv. Pa. Berberat. Per una normativa volta a instaurare la trasparenza in materia di lobbismo nel Parlamento federale). In virtù di tale progetto, i rappresentanti di interessi che hanno ottenuto una tessera di accesso grazie alla mediazione di un membro dell’Assemblea federale devono ora fornire informazioni sui loro mandanti e sui loro mandati. Secondo la CIP-N il progetto causa soltanto molta burocrazia e non apporta di fatto valore aggiunto né per i cittadini, né per i parlamentari. Spetta ai membri delle Camere ed è nel loro interesse informarsi sui mandanti dei rappresentanti d’interesse. Occorre inoltre chiedersi che beneficio potrebbero trarre i cittadini da queste informazioni supplementari sui mandati dei lobbisti.

Sancire il lobbismo nella legge sul Parlamento comporta anche una sua istituzionalizzazione indesiderata. In tale contesto è in particolare sconsigliabile un sistema di accreditamento. A trarne beneficio sarebbero soprattutto le organizzazioni lobbistiche che otterrebbero un maggiore accesso al Palazzo del Parlamento e un marchio di qualità ufficiale. Un siffatto sistema causerebbe al Parlamento tutt’al più un aumento dell’onere amministrativo.

La minoranza della Commissione ritiene invece che i cittadini abbiano diritto di sapere su mandato di chi i lobbisti si muovono all’interno di Palazzo federale. Il progetto del Consiglio degli Stati rappresenta un primo passo nella giusta direzione in quanto crea maggiore trasparenza. Andrebbe inoltre approfondita anche la questione se i membri del Parlamento debbano davvero fungere da apriporta per i lobbisti.

Disciplinare chiaramente le competenze in materia di denuncia di trattati internazionali

Anche la CIP-N vuole chiarire nella legge chi è competente per la denuncia di trattati conclusi in virtù del diritto internazionale. Come il Consiglio degli Stati, la Commissione ritiene che la competenza di denunciare un trattato dovrebbe essere disciplinata analogamente a quella di concludere un trattato. Approva perciò all’unanimità un progetto (16.456 s Iv. Pa. CIP-S. Denuncia e modifica di trattati internazionali. Ripartizione delle competenze) accolto in modo netto dal Consiglio degli Stati l’11 settembre 2018. Finora la questione di chi sia competente per la denuncia di trattati internazionali non ha avuto in pratica quasi alcuna importanza. Tuttavia, in un recente passato nel caso di determinate iniziative popolari non è sempre stato chiaro se nel caso fossero state accolte avrebbero dovuto essere denunciati importanti trattati. Non si può lasciare al Consiglio federale la competenza esclusiva di valutare la questione se in un caso concreto un determinato trattato internazionale andrebbe denunciato perché, ad esempio, in contraddizione rispetto alle nuove norme costituzionali. Analogamente alle disposizioni concernenti la conclusione di trattati internazionali, incombe all’Assemblea federale e, nel caso di un referendum, al Popolo, procedere a tale valutazione. La Commissione condivide il parere del Consiglio degli Stati secondo cui tali competenze derivano già dal diritto costituzionale in vigore e con 21 voti contro 1 si esprime perciò contro la modifica costituzionale supplementare proposta dal Consiglio federale.

Il Consiglio nazionale tratterà il progetto durante la sessione estiva. Se, conformemente alle proposte della sua Commissione, esso non adotta decisione divergenti rispetto all’altra Camera, il progetto andrà in votazione finale.

La Commissione prende atto del parere del Consiglio federale sul diritto di veto contro le ordinanze

La Commissione ha preso atto che il Consiglio federale non intende entrare in materia sul suo progetto volto a introdurre un veto contro le ordinanze del Consiglio federale (14.422 n Iv. Pa. Aeschi Thomas. Diritto di veto contro le ordinanze). Essa non vuole però ritornare sulla sua decisione adottata in modo chiaro il 22 febbraio 2019 (cfr. comunicato stampa del 26.2.2019). Ha inoltre respinto l’idea di prevedere altre eccezioni proposte dal Consiglio federale al veto contro le ordinanze. Il progetto sarà trattato nella sessione estiva dal Consiglio nazionale.

La Camera tratterà verosimilmente nella sessione autunnale la legge sulla protezione dei dati

La Commissione ha proseguito l’esame del disegno concernente una nuova legge sulla protezione dei dati (17.059 n Legge sulla protezione dei dati. Revisione totale e modifica di altri atti normativi sulla protezione dei dati). Il disegno potrà essere verosimilmente trattato in Consiglio nazionale nella sessione autunnale.

Presieduta dal presidente del Consiglio nazionale Kurt Fluri (PLR/SO), la Commissione si è riunita a Berna il 23 e il 24 maggio 2019.