La Commissione della scienza, dell'educazione e della cultura del Consiglio degli Stati ha concluso la deliberazione di dettaglio sulla revisione della legge sul diritto d'autore (17.069). Con 12 voti e 1 astensione propone al proprio Consiglio di approvare il disegno di modifica della legge e due accordi dell'Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale.

​La Commissione ha discusso innanzitutto il recente cambio di prassi riguardante le biblioteche. Il 10 dicembre 2018 la Commissione arbitrale federale (CAF) ha deciso una nuova tariffa per gli anni 2019-2021. Lo scopo è far sì che anche biblioteche di utilità pubblica senza scopo di lucro versino alle società di gestione un compenso sulla rimunerazione forfettaria che ricevono. La Commissione - favorevole a un ritorno al sistema precedente - propone pertanto all'unanimità che per legge le biblioteche, gli istituti d'insegnamento, i musei, le collezioni e gli archivi pubblici o accessibili al pubblico non sottostiano all'obbligo di compenso se le loro remunerazioni servono unicamente a coprire i costi d'esercizio. La Commissione tiene dunque conto dell'auspicio espresso dalla maggioranza dei partecipanti alla consultazione di non gravare ulteriormente le biblioteche di utilità pubblica i cui proventi hanno il solo scopo di coprire i costi; sostiene dunque la soluzione di compromesso elaborata dal gruppo di lavoro AGUR12 II.

Per quanto riguarda la regolamentazione in materia di video a richiesta, la Commissione propone con 12 voti e 1 astensione di esentare la musica nei film dall'obbligo del compenso. Intende dunque preservare il valido modello attuale secondo cui, su mandato dei musicisti, già oggi si svolgono trattative tra le società di gestione e le piattaforme di video a richiesta. Ad avviso della Commissione il disegno del Consiglio federale farebbe aumentare gli oneri ed i costi riducendo nel contempo i proventi degli artisti.

Con 7 voti contro 3 e 1 astensione la Commissione chiede che i gestori di piattaforme di comunicazione in Internet corrispondano un compenso agli autori che mettono a disposizione la loro produzione giornalistica. In questo contesto la Commissione è altresì favorevole (7 voti contro 5) a che per un periodo di 10 anni gli editori di media dispongano nei confronti degli offerenti commerciali di servizi elettronici il diritto esclusivo di mettere a disposizione tutta o parte della loro produzione mediatica. Gli offerenti devono tuttavia continuare ad avere la possibilità di pubblicarne singole parole senza un significato giornalistico proprio insieme al link che consente agli utenti di accedere direttamente alla pubblicazione originale. La Commissione motiva queste due divergenze al compromesso raggiunto con le nuove possibilità e le più recenti evoluzioni tecniche.
Il Consiglio nazionale ha definito l’utilizzazione di opere in aree private di alberghi, appartamenti di vacanza, ospedali e prigioni come utilizzazione per uso privato e ha così soppresso il compenso finora dovuto. La Commissione del Consiglio nazionale ha approvato i contenuti di questa decisione con 6 voti contro 6, un’astensione e il voto decisivo del presidente. Una minoranza la ritiene tuttavia una misura prettamente settoriale e desidera mantenere la parità di trattamento per tutti i settori.

Nell’ambito della revisione una minoranza intende inoltre disciplinare nel Codice delle obbligazioni il diritto di pubblicazione secondario. La maggioranza della Commissione fa notare che nel raffronto internazionale la Svizzera è leader nel settore «Open Access» e l’autoregolamentazione funziona bene anche senza disciplinamento normativo.

La CSEC-S propone infine all’unanimità di accogliere i decreti federali che approvano due accordi (il Trattato di Pechino sulle interpretazioni ed esecuzioni audiovisive e il Trattato di Marrakech volto a facilitare l’accesso alle opere pubblicate per le persone non vedenti, con disabilità visive o con altre difficoltà nella lettura di testi a stampa).

18.313 Iv. Ct. GE. Dare ai Cantoni gli strumenti per attuare la parità uomo-donna

Senza controproposta la Commissione propone al proprio Consiglio di non dare seguito all'iniziativa cantonale 18.313. Dopo aver sentito i rappresentanti del Gran Consiglio ginevrino, la Commissione ha esaminato l'iniziativa ed è giunta alla conclusione che non vi è motivo di legiferare. I Cantoni dispongono già di un discreto margine di manovra per attuare la parità dei sessi in ambito professionale. Inoltre, nella sessione autunnale 2018, le Camere federali hanno introdotto l'obbligo a carico dei datori di lavoro con più di 100 collaboratori e della pubblica amministrazione di eseguire un'analisi della parità salariale (cfr. oggetto 17.047). È dunque stato introdotto uno strumento che, oltre a consentire anche ai cantoni di attuare la parità salariale, soddisfa la richiesta principale dell'iniziativa.


Presieduta dal consigliere agli Stati Ruedi Noser (PLR, ZH), la Commissione si è riunita a Berna il 12 febbraio 2019. A parte della seduta era presente la consigliera federale Karin Keller-Sutter, capo del DFGP.