La Commissione della politica estera del Consiglio degli Stati (CPE-S) ha esaminato il messaggio concernente il secondo contributo svizzero ad alcuni Stati membri dell’Unione europea per la riduzione delle disparità economiche e sociali nell’UE allargata (18.067 s). Propone alla sua Camera di approvarlo.

La CPE-S ha esaminato il messaggio del Consiglio federale alla luce delle attuali relazioni tra la Svizzera e l’UE. Essa concorda nel dire che – sebbene non vi sia un legame formale tra il contributo di coesione, l’equivalenza della borsa e la negoziazione di un accordo quadro istituzionale con l’UE – è tuttavia stato creato un legame politico tra questi tre oggetti, in quanto l’UE non ha concesso alla Svizzera l’equivalenza illimitata della borsa poiché l'ha vincolata a detto accordo quadro ancora in discussione.

La Commissione ha tuttavia respinto, con 8 voti contro 4, le proposte della Commissione delle istituzioni politiche che chiedeva la sospensione di questi due crediti quadro (cfr. comunicato del 12 ottobre 2018). La maggioranza della CPE-S ha considerato inopportuno un rilancio della Svizzera, che stabilirebbe a sua volta un legame formale ingiustificato. Vista la situazione attuale, la sospensione del trattamento di questi due crediti quadro manderebbe un cattivo segnale all’UE, laddove è prioritario il ripristino di una relazione di fiducia tra le due parti.

Con 10 voti contro 2, la Commissione è quindi entrata in materia sui due decreti federali. Nel quadro dell’esame di dettaglio, con 6 voti contro 6 e il voto decisivo del presidente, la CPE-S ha respinto la proposta di introdurre nei due decreti un nuovo articolo secondo cui il Consiglio federale può attuare i decreti soltanto se si costatano segni chiari di miglioramento delle relazioni bilaterali con l’UE e se quest’ultima non adotta alcuna misura discriminatoria nei confronti del nostro Paese.

La maggioranza considera inopportuno tradurre tale percezione politica in un articolo di legge la cui interpretazione giuridica sarebbe problematica. Una dichiarazione durante il dibattito nel Consiglio degli Stati sarebbe sufficiente, tanto più che il Consiglio nazionale potrà dibattere sull’oggetto nel primo trimestre 2019, traendo le conseguenze dalle ultime decisioni dell’UE, in particolare per quanto concerne l’equivalenza della borsa. In votazione finale i due decreti sono stati adottati, con 6 voti contro 6 e il voto decisivo del presidente.

In un secondo momento la CPE-S ha fatto il punto sulla situazione complessiva delle relazioni tra la Svizzera e l’UE. Essa ha preso atto delle recenti decisioni del Consiglio federale, dell’evoluzione dei dossier in corso tra il nostro Paese e l’UE e delle prossime tappe. La discussione è in particolare stata incentrata sullo stato dei negoziati concernenti l’accordo istituzionale con l’UE la cui conclusione è vicina secondo il Consiglio federale nonché sui negoziati tra il Regno Unito e l’UE, che la Svizzera segue con attenzione.

Trattato sulla proibizione delle armi nucleari

La CPE-S è stata consultata in merito alla decisione del Consiglio federale (cfr. comunicato del 15 agosto 2018) di rinunciare per il momento a firmare il trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) negoziato in seno all’ONU nel 2017. La Commissione ha inoltre proceduto all’esame della mozione 17.4241 del Consiglio nazionale che invita il Consiglio federale a firmare il trattato sul divieto delle armi nucleari il prima possibile e sottoporlo immediatamente al Parlamento, affinché ne approvi la ratifica.

In un primo tempo, desiderosa di approfondire le sue conoscenze in merito al TPNW, la Commissione ha sentito diversi esperti provenienti da ambienti universitari, umanitari e diplomatici, che hanno espresso sia critiche che argomenti a favore del trattato. Con il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), il consigliere federale Ignazio Cassis, vi è stato inoltre uno scambio di vedute sulle ragioni all’origine della decisione del Collegio.

La Commissione condivide all’unanimità l’obiettivo del Consiglio federale di un mondo senza armi nucleari e sottolinea gli interessi della Svizzera in materia di sicurezza, la sua tradizione umanitaria e il suo impegno per il rispetto, il rafforzamento e la promozione del diritto internazionale umanitario.

Tuttavia, respingendo la mozione con 7 voti contro 6, la maggioranza della CPE-S ritiene necessario chiarire diverse importanti questioni tecniche, giuridiche e politiche entro la fine del 2020. Ragion per cui ha adottato, con 10 voti contro 2 e un’astensione, una propria proposta di mozione che incarica il Consiglio federale di fare il punto entro il 2020 e di valutare nuovamente un’eventuale ratifica alla luce degli sviluppi avvenuti nel frattempo. La Commissione chiede inoltre che il DFAE informi le CPE in merito agli sviluppi relativi a questo trattato e che le consulti sul seguito della procedura.

Dal canto suo, la minoranza ritiene che respingere la mozione 17.4241 mandi un segnale negativo alla comunità internazionale. La ratifica del trattato indicherebbe in modo più chiaro il deciso sostegno della Svizzera nei confronti del diritto internazionale umanitario e dei suoi valori.

Altri temi

La Commissione ha inoltre tenuto una prima discussione sul Patto mondiale ONU per la migrazione, che sarà approvato in occasione di una conferenza che si terrà in Marocco nel mese di dicembre 2018. La decisione del Consiglio federale di approvare questo Patto (cfr. comunicato del 10 ottobre 2018) sarà oggetto di una consultazione formale nel quadro della seduta della CPE-S del 12 novembre 2018. In occasione di questa prima discussione le Commissione ha deciso di inviare una lettera al Consiglio federale in cui comunica l’eventualità della presentazione di una mozione commissionale identica a quella della Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale (18.4093).

La CPE-S è stata inoltre consultata sul mandato negoziale del Consiglio federale in vista della 24a Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, che si terrà in dicembre a Katowice, in Polonia. La Commissione ha preso atto del mandato assegnato alla delegazione svizzera e l'ha approvato all’unanimità.

Con 6 voti contro 3 e un’astensione, la Commissione ha infine deciso di non dare seguito alla petizione 18.2017 del Partito Pirata della Svizzera Centrale (Piratenpartei Zentralschweiz) «Salvataggi d’emergenza nel Mediterraneo».