Fa fede la versione orale

Gentile signora Abbé,

Gentile Signora Crivelli,

Gentile Signora Prof. Dr. Keller,

Gentile Signora Scarpaleggia,

Gentili Signore ed egregi signori,

Quando sono stata nominata dalla mia frazione per ricoprire la carica di Presidente del Consiglio nazionale nel 2019, ho iniziato a pensare alle priorità tematiche che volevo fissare per quest'anno. Volevo e voglio usare la visibilità di questo ufficio per discutere questioni che riflettono il mio impegno politico. Il primo tema scelto è quindi quello della promozione e della valorizzazione del plurilinguismo, in particolare della lingua e della cultura italiana. Il secondo tema è invece la parità di genere e l'equa rappresentanza delle donne in tutti gli ambiti della società.

Ben presto ho avuto l'idea di organizzare un evento pubblico in occasione della Giornata internazionale della donna. Vedo questa giornata come l'occasione per rendere omaggio alle conquiste sociali, economiche e politiche che noi donne abbiamo raggiunto, nonché per ricordare le discriminazioni e le violenze che abbiamo subito nel corso della storia e continuiamo a subire oggigiorno. Anche in Svizzera non c’è ancora l'uguaglianza di fatto in tutti gli ambiti. Il programma dell'attuale sessione primaverile, per così facilitare la partecipazione delle mie colleghe e dei miei colleghi parlamentari, mi ha indotto a fissare l'evento alla vigilia della giornata della donna e non il giorno stesso dell’8 marzo, domani.

Poi è arrivata la domanda del «cosa» e del «dove». La decisione di tenere questo evento nell'aula del Consiglio Nazionale non è stata casuale. Come alcuni di voi sicuramente ricorderanno, nel 1991 ha avuto luogo qui la sessione delle donne. Per sottolineare il ventesimo anniversario del diritto di voto delle donne e il decimo anniversario dell'articolo sulla parità nella Costituzione, e naturalmente per sottolineare la necessità di ulteriori passi avanti verso una parità effettiva, molte donne attive in politica, insieme all'allora vicepresidente del Consiglio degli Stati, Josi Meier, e alla segretaria del Consiglio degli Stati, Annemarie Huber-Hotz, hanno organizzato la cosiddetta sessione delle donne: circa 250 donne di varie organizzazioni e settori si sono incontrate per due giorni qui a Palazzo federale e hanno discusso di parità.

Durante questa sessione femminile, Josi Meier ha tenuto un discorso storico, di cui ricordo ancora oggi le parole. Ha detto – lo dico in tedesco per motivi linguistici – la seguente frase: «Erst heute begreife ich jene Männer, die mir am Anfang meiner Karriere sagten, die Frau gehöre ins Haus. Recht hatten sie. Die Frauen gehören ins Gemeindehaus, ins Rathaus, ins Bundeshaus».

Esattamente! Il posto di noi donne è nelle istituzioni, nelle posizioni dirigenziali delle imprese, nella scienza – il posto di noi donne è ovunque vogliamo esso sia. Ho voluto fare questo evento qui nella Sala del Consiglio Nazionale perché è uno dei principali centri del potere politico del nostro paese e ha quindi un forte valore simbolico.

Anche il «dove» era quindi deciso e mancava solo il «cosa». A differenza di altri eventi che ho organizzato o a cui ho partecipato come presidente, questa volta volevo avere un focus più ampio: perché un'equa rappresentanza delle donne non è importante solo in politica, ma in tutti i settori della società.

Nella società odierna, le opportunità di formazione e di carriera per i giovani sono molto ampie e accessibili a tutti e tutte, almeno sulla carta. Spesso, tuttavia, i giovani sono guidati nella scelta della propria professione da stereotipi invece di ascoltare i propri desideri, interessi e punti di forza. Le aspettative sociali e dei ruoli di genere nella formazione professionale hanno ancora una forte influenza sulla scelta della professione.

Di conseguenza, le donne continuano a scegliere soprattutto occupazioni nei settori sociali e sanitari, mentre gli uomini costituiscono ancora la maggioranza nelle occupazioni industriali e tecniche. Quando le giovani donne e gli uomini scelgono un'educazione «atipica» per il loro genere, hanno bisogno di una resistenza, coraggio e fiducia superiori alla media per superare i pregiudizi consolidati e per avere successo in un campo professionale «esotico».

Lo scopo di questo evento è quello di dare una voce a questa perseveranza e a questo coraggio. O meglio: quattro voci. Le voci di quattro donne con scelte di vita e carriere diverse: da una grande azienda alla nazionale di calcio, dal mondo della diplomazia alla fisica. Quattro percorsi che dimostrano che le donne possono fare tutto.

Spero che queste esperienze possano servire da esempio per le giovani donne e dare loro fiducia nelle proprie capacità. Il mio appello alle nuove generazioni è di credere in sé stesse. Guardate la diversità del mondo professionale di oggi. Abbiate il coraggio di considerare formazioni e professioni «atipiche». Non lasciatevi scoraggiare da stereotipi obsoleti. Lanciatevi con coraggio per realizzare i vostri sogni.

Sono felice di dare la parola a queste quattro donne coraggiose e determinate. Grazie a tutti e tutte voi per essere qui!