Un «gesto di semplice cortesia»
Il 4 aprile 1946, la traduzione simultanea entra a Palazzo federale. Se non di fatto, almeno sulla carta. In occasione della sessione primaverile del 1946, il Consiglio nazionale è infatti chiamato a pronunciarsi su una proposta del deputato socialista indipendente neocastellano René Robert in cui chiede che «le comunicazioni e le proposte fatte nel Consiglio come pure i discorsi siano tradotti immediatamente». Questa proposta intende modificare il regolamento interno del Consiglio nazionale. Fa seguito al postulato dello stesso deputato, depositato il 18 dicembre 1945 e sostenuto da 85 parlamentari, in cui egli propone che la sala del Consiglio nazionale sia dotata di apparecchi che permettano a ogni membro del Consiglio di seguire effettivamente i dibattiti.
Questa doppia iniziativa si prefigge di appianare le disuguaglianze linguistiche fra i membri del Consiglio nazionale. Robert lo considera un «gesto di semplice cortesia nei confronti di coloro che non hanno avuto l'occasione, nel corso della loro esistenza, di studiare tutte le nostre lingue nazionali. […] La nostra Costituzione non esige da nessuno di noi la conoscenza di una lingua diversa dalla propria lingua madre». Sebbene i grandi consessi multilaterali come la Società delle Nazioni e l'Organizzazione internazionale del lavoro siano dotati di questo tipo d'attrezzatura già dal 1920, la mediatizzazione del processo di Norimberga (1945-1946) è considerata un momento fondatore della traduzione simultanea.
Argomenti contrari
I relatori si oppongono a questa proposta temendo di essere obbligati, in mancanza di un interprete, a ripetere tutti i discorsi nell'altra lingua. Robert è divertito da questa interpretazione falsata del suo testo, che chiedeva una traduzione simultanea, ravvedendovi la prova della difficoltà di comprensione fra i deputati. Robert ricorda opportunamente le critiche sentite una quindicina d'anni prima contro l'installazione di un sistema di amplificazione per gli oratori – microfoni e altoparlanti installati nel 1939 –, allora alcuni parlamentari si erano rifiutati di «parlare in un innaffiatoio».
A nome del Consiglio federale, Eduard von Steiger chiede che il postulato sia respinto. Oltre alle ragioni finanziarie – circa 93 000 franchi per l'installazione e fra 12 000 e 26 000 franchi per gli interpreti –, espone argomentazioni di tipo sintattico, con l'appoggio di esperti dell'allora Scuola interpreti dell'Università di Ginevra (Ecole d'interprètes de Genève, EIG): la posizione del verbo causerebbe difficoltà insormontabili nel passaggio dal francese al tedesco! Il postulato Robert viene infine adottato con 60 voti contro 36. Il 4 aprile 1946 il regolamento interno del Consiglio nazionale rivisto è approvato in votazione finale con 89 voti contro 43.
Sessione autunnale 1946: prova dal vivo. Il consigliere nazionale René Robert si esprime al microfono in francese, mentre il cancelliere della Confederazione Oskar Leimgruber segue la traduzione simultanea in tedesco dalle cuffie. A destra in primo piano, il redattore Boeschenstein, pure attivo quale traduttore. Sullo sfondo a sinistra, il professore Antoine Velleman, direttore della Scuola interpreti dell’Università di Ginevra (EIG) (Copyright: archivio Keystone/Photopress. Fotografo: Matter, 1.10.1946).
Prova dal vivo
Nel luglio 1946, una prova dal vivo è condotta negli edifici della Società delle Nazioni a Ginevra, dove sono riuniti il consigliere federale Enrico Celio, capo del Dipartimento delle poste e delle ferrovie, il cancelliere della Confederazione Oskar Leimgruber, il presidente del Consiglio nazionale Max Wey, alcuni parlamentari federali, fra cui Robert, come pure il direttore delle PTT (l'ex Posta) accompagnato da una schiera d'ingegneri e specialisti dell'EIG. La prova dà buoni risultati. Nel corso dell'estate vengono effettuate nuove prove a Palazzo federale e, indizio dell'esito positivo, sono ricevuti alcuni candidati da attribuire ai posti d'interprete.
All'apertura della sessione autunnale 1946, una ventina di postazioni è equipaggiata con cuffie auricolari, collegate con lunghi cavi a una sala al pianterreno di Palazzo federale dove si trovano gli interpreti. La traduzione simultanea entra nel Consiglio nazionale dapprima a titolo sperimentale.
Sessione autunnale 1946: Due interpreti della Scuola interpreti dell’Università di Ginevra sono sedute nelle loro postazioni. L’interprete di destra ascolta nelle cuffie gli interventi al Consiglio nazionale e li traduce simultaneamente al microfono. Anche la seconda interprete ascolta in modo da poter intervenire all’occorrenza e subentrare alla collega dopo dieci minuti di traduzione simultanea. (Copyright: archivio Keystone/ Photopress. Fotografo: Matter, 30.09.1946).
Alla vigilia dell’apertura della sessione, il 29 settembre 1946, il redattore della NZZ osserva che «visto che questa attrezzatura è diventata celebre nel nostro Paese grazie al processo dei criminali di guerra di Norimberga, è possibile che le cuffie utilizzate per l’interpretariato entrino nel linguaggio corrente del nostro Parlamento con il nome di “imbuto di Norimberga”». Questa immagine è condivisa da numerosi commentatori della politica federale che riservano un’accoglienza nel complesso positiva a questa innovazione. Soltanto alcuni deputati, soprattutto nelle file dei liberali, esprimono scetticismo. I parlamentari sono incuriositi. La prova dal vivo ha successo.
Nella foto un deputato incuriosito ascolta la traduzione disponibile nella postazione dietro la sua. (Copyright: archivio Keystone/Photopress. Fotografo: Walter Studer. 2.10.1946).
Diciotto mesi più tardi è sancito il ricorso alla traduzione simultanea. Bisognerà attendere quindici anni prima che un articolo specifico sulla traduzione simultanea dei dibattiti del Consiglio nazionale venga introdotto nel relativo regolamento. La questione di estendere questa pratica ai lavori di commissione, aspetto sollevato da Robert nel suo intervento della primavera del 1946, è oggetto di domande periodiche, che sinora non hanno però avuto successo.
I responsabili dei test nella sala del Consiglio Nazionale con un gruppo di interpreti della Scuola Interpreti di Ginevra. Da destra a sinistra, il cancelliere Oskar Leimgruber, il consigliere nazionale René Robert, il professor Antoine Velleman. All'esterno a sinistra, il redattore Boeschenstein (Copyrights: archivio Keystone/Photopress. Fotografo: Matter. 1.10.1946)