Fa stato il testo parlato.

Care amiche e cari amici
Gentili signore ed egregi signori

Il primo d’agosto. La festa della patria. Il compleanno della Svizzera. La festa nazionale. Tante denominazioni per indicare questa giornata, che rispecchiano la varietà della Svizzera stessa e di come ognuno di noi la definisce.

Io sono qui oggi a festeggiare la Svizzera di Henry Dunant e del suo prezioso retaggio umanitario che ci ha trasmesso quale fondatore della Croce Rossa. Sconvolto dall’orribile carneficina della battaglia di Solferino nella metà del 1800, Dunant lancia un appello per la creazione, in ogni Stato, di società di soccorso e invita a definire dei principi internazionali condivisi oltre gli steccati nazionali. Dunant getta così le fondamenta del futuro diritto internazionale umanitario. Sono passati oltre 150 anni, ma finché l’uccisione e lo stupro di persone civili, i soldati-bambini, la tortura e più in generale la guerra persisteranno, il suo impegno deve venir portato avanti e anche la Svizzera deve prendere sul serio la propria responsabilità in questi conflitti.

E sono qui oggi a festeggiare la Svizzera di Iris von Roten e del suo femminismo moderno e provocatorio descritto in «rauen im Laufgitter» Un’adeguata assicurazione maternità, asili nidi per favorire la conciliabilità lavoro e famiglia, la liberazione anche sessuale della donna: rivendicazioni radicali, in particolare se poste negli anni cinquanta, tant’è che sono tuttora attuali e hanno accompagnato anche il recente sciopero femminista. Centinaia di migliaia di donne che scendono in piazza per rivendicare pari diritti e opportunità, non sanciti unicamente dalla costituzione, ma garantiti effettivamente in tutti gli ambiti della vita.

Sono qui a festeggiare questa incredibile mobilizzazione sociale. E a festeggiare la Svizzera di Paul Grüninger. Condannato per aver salvato ebrei in fuga dal nazionalsocialismo facendoli entrare illegalmente in Svizzera, per poi venir successivamente riabilitato e premiato per il suo coraggio e impegno per salvare la cosa più sacra di tutte. La vita umana. Una storia dai chiari parallelismi a una figura di grande attualità, il cui impegno è simbolico per l’epoca nella quale viviamo: un’epoca in cui si costruiscono muri – visibili e invisibili, reali e immaginari – tra persone divise in categorie. Uomini e donne; svizzeri e stranieri; privilegiati e non privilegiati. Differenziazioni che si assottigliano nella rigida dicotomia «giusto e sbagliato».
Viviamo in un’epoca in cui sessismo e razzismo stanno prendendo piede; ma che per fortuna stanno provocando anche una forte reazione, un movimento sociale nato dal basso; un movimento variegato e pluralista che si impegna per l’uguaglianza e la solidarietà.

Sono qui oggi anche a festeggiare la Svizzera di Sohail Ajab Khan, perché non bisogna avere il passaporto rossocrociato per far parte del nostro paese e per contribuire al nostro sviluppo comune. Permettimi di ringraziarti di cuore, caro Sohail, per il tuo impegno. In un’intervista alla «Luzerner Zeitung» e a «La Regione», hai spiegato cosa ti ha spinto a iniziare il tuo progetto integrativo «Education for integration». Dici che la lingua è l’aspetto più importante nell’integrazione; che senza sapere la lingua del posto non si riesce ad entrare in contatto con le persone e trovare un lavoro. Concordo pienamente: la lingua è molto di più delle parole che usiamo per esprimerci; la lingua è lo strumento di socializzazione e di interazione. In un paese plurilinguista come la Svizzera, e non mi riferisco solo alle 4 lingue ufficiali del paese ma anche a tutti quelli idiomi di tutto il mondo che si parlano quotidianamente nelle case svizzere, la lingua è un aspetto centrale che ci definisce. La nostra più grande ricchezza è proprio questa varietà linguistica e culturale, che va difesa e valorizzata.

Uno dei due temi che ho voluto portare avanti durante la mia Presidenza del Consiglio nazionale, assieme al promovimento delle donne in politica, è proprio legato alla lingua e alla cultura. La decisione di condurre i dibattiti parlamentari in italiano vuole dare alla nostra lingua il giusto spazio che si merita in politica, sperando che questo possa rafforzarla anche in altri ambiti. Lo scopo ultimo non si limita però all’italiano in sé, ma vuole essere il mio contributo, grazie anche alla visibilità della carica di Presidente del Consiglio nazionale, per dare una voce a chi non ce l’ha e non riesce a farsi sentire. Alle minoranze di qualsiasi tipo, gli italofoni, le donne, le persone con un passato migratorio, i sans-papiers e molti altri.
Si dice che la forza di un paese si misura in base al benessere delle sue fasce più deboli. Sì, e anche la Svizzera può e deve fare di più in questo ambito: siamo uno dei paesi più ricchi al mondo ma anche da noi la povertà esiste; anche da noi le donne non hanno ancora le stesse opportunità degli uomini; anche da noi gli stranieri vengono discriminati.

In quanto presidente del Consiglio nazionale ho pure l’opportunità di visitare altri paesi per degli incontri ufficiali. In Ruanda, in Mozambico e in Mongolia, ho visitato progetti sostenuti dalla cooperazione svizzera allo sviluppo e di ONG svizzere e ticinesi. Ho toccato per mano la solidarietà verso chi è meno fortunato e l’importanza per il nostro paese di essere presente nella cooperazione. Cooperazione allo sviluppo che deve continuare ad essere uno degli ambiti prioritari della nostra politica estera. Durante questi viaggi ho conosciuto popoli fieri delle loro culture, delle loro tradizioni e della loro identità, così come in Svizzera siamo fieri della nostra identità di paese plurilingue. Un paese, il nostro, che deve continuare a far coesistere lingue e culture diverse e garantire la coesione nazionale e sociale abbattendo le disuguaglianze e le paure.

Io, voi e molti altri non qui presenti oggi portiamo avanti l’idea e la speranza di una Svizzera diversa, capace di continuare il lavoro di Dunant, Von Roten e Grüninger, ma anche di dare voce e opportunità a persone come Sohail Ajab Khan e di non lasciare «indietro» chi è in difficoltà. Una Svizzera solidale, multiculturale, aperta, umanitaria e giusta. Grazie mille per il vostro sostegno a realizzare questa visione di Svizzera: grazie per l’invito, ma soprattutto grazie per organizzare questa giornata che sottolinea i valori svizzeri. Grazie, e viva la Svizzera solidale!